La statuina a tutto tondo è di piccole dimensioni, circa 6 cm. di altezza, realizzata in argilla cotta finemente depurata e compatta, di colore giallino, modellata a mano e lisciata. Priva della testa, presenta un ampio e largo collo, tronco sub triangolare, steatopigia con natiche accentuate, seni plastici e leggermente asimmetrici. Le braccia sono staccate dal tronco e si fondono con gli arti inferiori, i quali sono appena modellati e interessati da piccole fratture e lacune. Sul corpo sono presenti alcune decorazioni dipinte in colore rosso scuro, probabili elementi della veste e degli ornamenti; in particolare una doppia linea dipinta in bruno sembra evidenziare una cintura in vita con alcuni segmenti pendenti sul retro, due triangoli dipinti sempre in bruno pendono dal collo, l’uno sul petto e l’altro sulle spalle, infine alcuni piccoli tratti sempre scuri sugli avambracci rappresentano forse bracciali o tatuaggi. Il contesto del ritrovamento ha fatto pensare che la statuina abbia svolto una funzione rituale in contesto domestico inserito in una piccola realtà insediativa o in una struttura abitativa temporanea, legata a spostamenti di gruppi familiari della facies per pratiche stagionali di coltivazione e allevamento. La statuina è in posizione seduta con tratti steatopigi, riscontrabile nelle culture del Neolitico antico-medio degli ambiti egeo-orientali (tra questi la statuina da Catalhoyuk del VI millennio a.C. o la statuina da Hacilar che presenta un motivo a V dipinto sul petto), danubiani-balcanici e della regioni del sud-est italiano. In particolare, tra le statuine italiane raffronti possono essere effettuati con quelle provenienti dal Foggiano, in località Femmina Morta nel Comune di Biccari e in località Chiantinelle a Serracapriola entrambe per le caratteristiche steatopigie in posizione seduta. Raffronti ancora possono essere effettuati con la statuina di San Callisto a Popoli per la posizione seduta con gambe divise da incisione e triangolo pubico. Per quanto concerne invece l’apparato decorativo, il motivo a V ricorda l’esemplare di Passo di Corvo o l’idolo litico di Arnesano.
Note storiche
Del ritrovamento si hanno poche notizie: la statuina è stata rinvenuta fuori contesto nel 1985, nell’ambito degli scavi condotti da Salvatore Bianco a seguito del sisma del 23 novembre 1980 che ha praticamente devastato l’area. La zona in questione era già nota dalla fine degli anni ’60 per il sequestro di materiale proveniente da scavi clandestini; successivamente, dagli anni ’80 venne indicata come area di ricostruzione post sisma e la messa in opera dei primi containers evidenziò sin da subito la presenza di sepolture. Gli scavi proseguirono quindi dagli anni ‘90 sino al 2004, portando al recupero di più di 1000 sepolture, la necropoli degli Enotri, datata tra la seconda metà dell’VIII e la metà del V secolo a.C. Le sepolture erano concentrate in una zona indicata come “canalone”, esattamente sulle pareti di questo fossato, mentre la parte bassa del canalone aveva una larghezza di circa 4-5 metri e in essa sono stati trovati alcuni frammenti ceramici dipinti della facies delle “bande rosse” (avanzato VI millennio a.C.) oltre alla statuina oggetto di studio; nei pressi sono stati individuati anche focolari di forma subcircolare con frammenti ceramici inquadrabili nella facies Serra d’Alto (prima metà del V millennio a.C.).
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