Si tratta di diversi reperti di statuine, a vari stadi di lavorazione, raffiguranti “dee madri” in differenti posizioni e a tutto tondo, ritrovate nel luogo di produzione, motivo per cui il sito, la Struttura 15 dell’abitato di Femmina Morta, è stato soprannominato come “atelier delle veneri”.
Tra i vari reperti, quello più completo è di circa 4 cm. di altezza, rappresenta la parte bassa (tra la pancia e le gambe) di una statuina femminile in posizione seduta, con solchi profondi tra le natiche sporgenti mentre sul lato anteriore un triangolo ad identificare la vulva; il corpo è inciso con alcuni segni tratteggiati, forse ad indicare le pieghe di un vestito. La parte alta del busto è mancante, al di sopra della pancia sono accennate piccole sporgenze ad indicare probabilmente i seni.
Tra gli altri esemplari ritrovati sono da menzionare una natica a tutto tondo con gamba ed una figura seduta con gambe all’indietro che rimanda allo schema iconografico tipico della “dea madre” del Neolitico Maltese dal tempio di Hagar Qim. Altri reperti sono uno scranno in argilla, forse utilizzato come sgabello di appoggio, un ciondolo in pietra verde ed una pintadera.
Ciò che si è potuto attestare è che la frequentazione Neolitica del sito di Femmina Morta è dovuta allo sfruttamento del ricco filone di argilla presente in loco: sono state ritrovate numerose strutture produttive atte all’estrazione, alla decantazione delle argille ed alla loro lavorazione in ampie superfici all’aperto, oltre a 16 fosse di combustione. Il sito era specializzato nella produzione di vasellame utilizzato per i cerimoniali (spesso zoomorfo) e di statuine femminili, espressione di un culto legato ai riti di vita, morte e rinascita, così come testimoniato in gran parte delle civiltà mediterranee.
L’importanza del ritrovamento, aldilà delle caratteristiche dei reperti, è quella di aver individuato un luogo di lavorazione e produzione di oggetti legati all’ambito cultuale, un’ampia piattaforma circolare in acciottolato minuto, dove è stato possibile identificare le tecniche di lavorazione utilizzate nel Neolitico per la realizzazione delle statuine in argilla; in particolare, sono stati ritrovati gli utensili per le diverse fasi di lavorazione che consistevano nel plasmare le singole parti del corpo per poi assemblarle insieme a formare l’intera statuina.
Studi approfonditi dell’area hanno consentito di accertare che lo stesso era frequentato saltuariamente, probabilmente nel periodo estivo, quando le condizioni climatiche favorivano la lavorazione dell’argilla; è posizionato in prossimità del torrente Vulgano, lungo una collina perennemente colpita dai venti, a circa 415 metri slm. Le condizioni climatiche del sito consentivano solo soste temporanee di limitata durata, pertanto oltre all’area di lavorazione e produzione della ceramica sono state trovate poche strutture di ricovero a pianta ovale e fondo incassato ed una tomba di un giovane di circa 8-9 anni (la giovane età non ha permesso l’identificazione del sesso), morto per malnutrizione e sepolto in un silos per il trattamento di derrate alimentari non più utilizzato allo scopo. Accanto al corpo del giovane defunto, datato al V millennio a.C., sono state ritrovate una testa di canide collocata presso i piedi ed uno strumento di selce deposto sul torace.
Note storiche
Il sito neolitico di Femmina Morta è stato individuato durante i sondaggi di archeologia preventiva curati dalla Soprintendenza in occasione dell’apertura di cantieri legati all’eolico ed ai metanodotti avvenuti tra il 2012 ed il 2015.
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