Si tratta di due statuine provenienti dal sito conosciuto con il toponimo di San Matteo – Chiantinelle, località a circa 8 km del comune di Serracapriola, dove sono stati rinvenuti numerosi reperti riferibili ad un arco di tempo piuttosto lungo, dal Neolitico antico a fasi più recenti della Serra d’Alto e Diana. Le due statuine fanno riferimento a questa fase più recente, ritrovate a circa 60 cm. di profondità durante lavori agricoli, poste a breve distanza l’una dall’altra insieme ad altri frammenti in ceramica ascrivibili al Serra d’Alto. La vicinanza del ritrovamento ha fatto ipotizzare che le due statuine fossero contenute nella stessa struttura, probabilmente un luogo di culto delle comunità del tardo Neolitico.
La prima statuina è in ceramica chiara, di colore giallino; gli arti inferiori sono fusi in un unico blocco con un incavo lineare a segnalare le due cosce, i piedi sono completamente assenti ed un triangolo rivolto verso il basso individua il pube; nella parte superiore, le due braccia sono unite sul petto che si presenta piatto, senza alcun cenno ai seni; come i piedi mancano del tutto le mani e le dita, così come il collo e la testa, probabilmente questi ultimi elementi sono pezzi aggiunti alla statuina e quindi sono andati perduti lasciando intatto il supporto; la parte posteriore presenta una prominenza scapolare e natiche steatopigie che terminano ad angolo retto rispetto alle gambe, come se la statuina fosse in posizione seduta.
I particolari anatomici evidenziati sono riscontrabili in diversi esemplari di statuine Neolitiche dell’Europa dell’est (area egeo-anatolica e balcanico-danubiana), mentre in ambito italiano ci sono somiglianze con la statuina di Popoli, rinvenuta alle Sorgenti di San Callisto, a testimonianza del fatto che l’area adriatica ha avuto profondi scambi culturali con i popoli della sponda opposta.
La seconda statuina è in ceramica d’impasto e si conservano la sola gamba e la natica sinistra che per le dimensioni e la fattura hanno fatto ipotizzare appartenenti ad una statuina di circa 80-90 mm. di donna seduta su un supporto fisso, con le gambe rivolte all’indietro ed i piedi posizionati sulla punta. La parte superiore del frammento ha una superficie piana con due fori molto profondi, probabilmente per ancorare la parte superiore del busto che è andata perduta. Nonostante il dettaglio della gamba ritratta all’indietro non sia riscontrabile in altri reperti noti, la posizione seduta, la pratica dello smontaggio delle varie parti del corpo e la deposizione in una fossa votiva sono diffusi in ambito balcanico-danubiano a testimonianza di una pratica cultuale da qui proveniente. Nello stesso sito sono stati rinvenuti numerosi altri frammenti nella produzione vascolare con motivi decorativi spiraliformi e a meandro, figure geometriche intagliate ed una grande varietà di prese e di anse che fanno riferimento alla produzione egeo-balcanica.





Note storiche
La scoperta del villaggio Neolitico di Chiantinelle è avvenuta fortuitamente, durante i lavori di movimentazione del terreno agricolo; negli anni sono emersi diversi reperti, ma non si è mai proceduto a vere e proprie campagne di scavo, solo indagini di superficie condotte soprattutto negli anni settanta del secolo scorso. La massiccia conduzione agricola dell’area, con l’uso negli anni di mezzi meccanici sempre più sofisticati, ha spesso compromesso irrimediabilmente i reperti che quindi si sono distrutti. Il sito è in una posizione strategica per l’epoca, ubicato nei pressi della riva del fiume Fortore e a poca distanza dal mare, quindi in un importante crocevia per i contatti e le relazioni con le comunità della opposta sponda adriatica, così come dimostrano i ricorrenti e comuni motivi decorativi nelle ceramiche oltre al culto testimoniato dalle due statuine.
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