Si tratta di una statuina su un totale di 15, trovata durante gli scavi al complesso dei Balzi Rossi, ad un passo dal confine francese, alla Barma Grande a circa 6 metri di profondità, in uno strato contenente focolari e strumenti intagliati tipici del primo epigravettiano, datati al 17.000 a.C. Indicata da White e Bisson, coloro che nel 1998 rappresentarono in un unico quadro 14 statuine, con il numero 02; è detta anche “Giano” perché il volto, con occhi e bocca scolpiti, è rappresentato su entrambi i lati della statuina appiattita. Sul capo sono evidenti una serie di incisioni discontinue a rappresentare un cappuccio o l’acconciatura dei capelli. Scolpita su un frammento di steatite opaca di colore verde scuro, ha il seno di forma ovale, con pancia prominente, natiche appiattite ed una piccola vulva aperta scolpita; le ginocchia ed i piedi sono completamente assenti. Tra il seno ed il collo è presente un foro realizzato prima della modellazione dei seni, probabilmente perché è stato utilizzato come ciondolo. Sono evidenti tracce di materiale rossastro, probabilmente ocra, soprattutto all’interno del solco tra le gambe.
Note storiche
La statuina è stata scoperta durante gli scavi organizzati tra il 1883 ed il 1884 da Louis Alexandre Jullien, un commerciante di Marsiglia, alla Barma Grande; dopo la morte di Jullien, una delle figlie, che nel frattempo si era trasferita negli Stati Uniti, Laurence, la vendette nel 1944 al Peabody Museum dell’Università di Harvard insieme a circa 380 strumenti in pietra ritrovati da Jullien negli scavi alla Barma Grande.
Le notizie storiche riguardanti i ritrovamenti sono descritte nel saggio “Madri del Tempo” e “I Balzi Rossi“.
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