I Balzi Rossi – Ventimiglia (IM)

I Balzi Rossi – Ventimiglia (IM)
Le grotte dei Balzi Rossi nel 1877, prima dei lavori della ferrovia Nizza-Ventimiglia, incisione di Sorrieu su fotografia di Emile Rivière (ph. V. Formicoli ed altri, 2015)

di Antonella Traverso

Le ricerche

Le grotte dei Balzi Rossi, in origine in numero di 11, erano conosciute già nel 1700, ma il primo a condurvi indagini di tipo scientifico fu il Principe Florestano I di Monaco nel 1846. Il primo però a descrivere la complessa stratigrafia di alcune delle grotte dei Balzi Rossi fu François Forel, presidente della Società Storica della Svizzera Romanda che effettuò scavi alle grotte del Caviglione e della Barma Grande nel 1858.

Planimetria delle Grotte di Grimaldi (ph. L. Malpieri ed altri, 1968)

La grotta del Caviglione in particolare è legata al medico francese Emile Rivière, in soggiorno terapeutico in Costa Azzurra alla fine dell’800; questo, con l’aiuto di Stanislas Bonfils, che aveva già effettuato saggi di scavo preliminari negli anni 1864-1865, cominciò le ricerche nell’ottobre 1870, seguendo i lavori per la costruzione della linea ferroviaria Genova – Nizza. Ben presto le indagini sistematiche si concentrarono alla Grotta del Caviglione, dove furono attraversati oltre 7 metri di deposito archeologico.

Il 26 marzo 1872 a 6,55 metri sotto il piano superficiale della grotta e a circa 25 metri sul livello del mare, fu messa in luce la sepoltura di un individuo adulto che per molto tempo – fino al 2016 – sarà conosciuto come l’Uomo di Mentone. Nell’aprile dello stesso anno, dopo 20 giorni di lavoro, la sepoltura fu rimossa in blocco con il deposito circostante e fu trasferita a Parigi dove è poi esposta dal 1937 al Musée de l’Homme.

La sepoltura della Donna di Mentone, ritrovata da Emile Rivière il 26 marzo 1872 nella Grotta del Caviglione (ph. T. Chevalier ed altri, 2016)

Nel 1883 l’area della Barma Grande e della Barma du Bausu da Ture furono acquistate da un piccolo imprenditore locale, Francesco Abbo, che prima costruì un punto di rivendita all’ingresso delle grotte destinato ai visitatori e, successivamente, aprì una cava per lo sfruttamento del calcare.

Le prime ricerche avviate dal Principe Alberto I di Monaco, contrastate dalla famiglia Abbo e dal Rivière stesso (che riteneva di essere proprietario dei terreni e delle grotte), vennero proseguite da appassionati locali: Stanislas Bonfils e Louis Alexandre Jullien, mercante d’arte e collezionista di origine marsigliese.

Fu quest’ultimo a scoprire nel deposito della Barma Grande una sepoltura che confluì nel Museo di Mentone e quindici statuine femminili in pietra, sette delle quali furono da lui vendute nel 1896, mentre le restanti furono portate in Canada, dove Jullien si era trasferito e da dove tornerà per riprendere negli anni successivi le ricerche.

Nel 1892 i lavori della famiglia Abbo misero in luce la triplice sepoltura a circa 11 metri dal livello originario della Barma Grande.

La triplice sepoltura della Barma Grande (ph. V. Formicoli ed altri, 2015)

La Dame du Cavillon (Donna di Caviglione, già nota come Uomo di Mentone) e le ricerche archeologiche presso le grotte dei Balzi Rossi

Le complesse stratigrafie archeologiche che sono state messe in luce in oltre duecento anni di ricerche nelle numerose grotte e ripari testimoniano la frequentazione dell’uomo a partire dal Paleolitico inferiore (230.000 anni fa) fino a quello Superiore (da 24.000 a 11.000 anni fa).

In particolare, è da questo periodo che le grotte furono utilizzate come sepolcreto; nel corso delle ricerche degli ultimi due secoli sono stati recuperati 16 individui, deposti singolarmente o in tomba multipla. Di queste sepolture, 13 si datano a un periodo compreso tra 25.000 e 23.000 anni fa mentre tre, più tarde, risalgono a un periodo tra 12.300 e 11.000 anni fa.

Le vicende storiche legate a questo sito di confine, hanno fatto sì che molti di questi scheletri siano distribuiti in numerosi musei europei.

Al Museo dei Balzi Rossi è attualmente visibile il calco della cosiddetta sepoltura della Dame du Cavillon – precedentemente attribuita dallo scopritore Emile Rivière a un uomo di taglia robusta – che i recenti studi coordinati dall’archeologo francese Henry De Lumley e conclusi nel 2016 hanno dimostrato essere una donna di circa 37 anni, che aveva partorito almeno una volta, e il cui volto è ricostruito in museo. Sulla testa della sepolta sono stati trovati i resti di una cuffia (o acconciatura) fatta di conchiglie e denti di cervo. Il corpo era ricoperto di ocra rossa, giaceva sul fianco sinistro e rivolto verso occidente, con le mani vicino al volto e le gambe ripiegate. Nella sepoltura era anche presente un corredo di ossa di di un equide, un antenato del cavallo, ora estinto.

Ricostruzione del volto e della cuffia della Dame du Cavillon

Le statuine femminili

Le statuine realizzate con varie materie prime (pietra, osso, avorio) sono caratteristiche del Paleolitico Superiore, in particolare delle fasi cosiddette gravettiane. Quelle rinvenute nelle grotte dei Balzi Rossi hanno una dimensione intorno ai 10 cm circa e presentano le consuete caratteristiche femminili esasperate: grandi mammelle, glutei pronunciati e ventre evidente. La testa al contrario è appena accennata e talvolta assente.

Il rinvenimento delle 15 Veneri paleolitiche dei Balzi Rossi è legato alla figura di Louis Alexandre Jullien, antiquario marsigliese attivo presso le grotte a partire dal 1883, che ebbe a più riprese l’autorizzazione dalla famiglia Abbo a recuperare i materiali preistorici provenienti dalle grotte. Probabilmente rinvenne le statuine nelle grotte della Barma Grande e del Principe dove i lavori di cava erano più attivi.

Tra il 1896 ed il 1903, 7 di queste statuine rinvenute da Jullien furono acquistate dal Museo di Antiquitées Nationales de St. Germain en Laye in Francia, dove sono tuttora custodite. Delle restanti statuine di cui Jullien aveva parlato nella sua corrispondenza si erano perse le tracce fino al 1944, quando un’ottava statuina fu venduta da una figlia di Jullien al Peabody Museum di Harvard. Nel 1986, le nipoti di Jullien cedettero altre 5 statuine ad un antiquario canadese che le rivendette a uno scultore di Montreal.

Al Museo dei Balzi Rossi sono esposte le copie delle 7 statuine conservate in Francia.

Le 14 statuine dei Balzi Rossi (disegni White e Bisson, 1998)

01 – La statuina doppia, ovvero “la Bella e la Bestia”
02 – La statuina con il collo perforato, ovvero “Giano”
03 – La Bicefala
04 – La statuina di steatite gialla, o Venere di Mentone
05 – Pulcinella o la Venere di Policinella
06 – Statuina di avorio marrone
07 – La Venere a Rombo, o Venere Losanga
08 – Il Busto
09 – La Dama ocrata
10 – La Monaca
11 – La testa Negroide
12 – L’Ermafrodita
13 – La Donna con il Gozzo
14 – L’Innominata

La Maschera (la quindicesima statuina) non è stata raffigurata nella tavola di White e Bisson

Antonella Traverso – Direttrice del Museo Preistorico dei Balzi Rossi – Ventimiglia marzo 2021


Bibliografia

  1. Vincenzo Formicola e Brigitte M. Holt – “Tall guys and fat ladies: Grimaldi/s Upper Paleolithic burials and figurines in a historical perspective” – in Journal of Anthropological Sciences – Vol 93 – 2015;
  2. Randall White e Michael Bisson – “Imagerie féminine du Paléolithique: l’apport des nouvelles statuettes de Grimaldi” – in Gallia préhistoire – tome 40, 1998;
  3. Luciano Malpieri e Anna Orlandini – Le vulcaniti scheggiate della “Barma Grande” ai Balzi Rossi di Grimaldi – Convegno alla Riunione della Società Mineralogica Italiana dell’11 ottobre 1968 in Napoli;
  4. Tony Chevalier, Gaspard Guipert, Henri Stalens, Jean Luc Voisin e Dominique Clere – “Une nouvelle étude anatomique du squelette de “la Dame du Cavillon” – in La Grotte du Cavillon – Paris 2016.
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