Si tratta di n. 7 statuine su un totale di 15, trovate durante gli scavi al complesso dei Balzi Rossi, ad un passo dal confine francese, vendute al Musée des Antiquités Nationales di Saint-Germain-en-Laye in Francia e datate al Paleolitico, circa al 25.000 a.C. Il complesso dei Balzi Rossi, dal momento in cui è stato scoperto nella seconda metà dell’800, è balzato alle cronache come uno dei monumenti più rappresentativi della storia dell’Uomo in Europa, sia per le numerose testimonianze offerte che per il significato dei ritrovamenti: il sito, un’alta falesia lunga 100 metri costituita da calcare dolomitico pregno di minerali ferrosi, è stato abitato da circa 230.000 a 10.000 anni fa. Di seguito la descrizione di 6 delle 7 statuine esposte in Francia, poiché per la statuina di steatite gialla, conosciuta con il nome di “Venere di Mentone” (indicata da White e Bisson, coloro che nel 1998 rappresentarono in un unico quadro le 14 statuine, con il numero 04), è stata redatta una scheda ad essa dedicata in quanto scelta come logo di “Preistoria in Italia”.
La statuina di Pulcinella (indicata con il numero 05) è una figura femminile con testa e gambe appuntite, in steatite verde color oliva scuro; delle dimensioni di 61x11x20 mm., del peso di circa 9 grammi, è stata ritrovata nella Grotta del Principe durante gli scavi condotti dal Jullien tra il 1892 ed il 1895. E’ stata così chiamata per la forma del capo, stretto ed ovale che termina con una punta aguzza tirata all’indietro, forse a rappresentare una capigliatura, mentre il mento ha un profilo triangolare sporgente in avanti. Gli arti superiori non sono rappresentati ma un volume ne fa presagire la presenza, come se le mani fossero giunte al di sotto del seno voluminoso; il ventre è molto accentuato e prominente, come quello di una donna partoriente, con un taglio orizzontale ad indicare l’ombelico. Il pube triangolare ha un’incisione al centro a rappresentare una vulva; al di sotto l’incisione prosegue a dividere le gambe, mentre sul lato posteriore i glutei sono particolarmente prominenti con un’incisione verticale che prosegue negli arti inferiori.
La Losanga o “Venere romboidale” (indicata con il numero 07), così nominata per la sua forma simmetrica, con le anche allargate e testa e gambe terminanti a punta, in modo da raffigurare la forma di una losanga. La testa è priva di qualsiasi dettaglio, come fosse coperta da un cappuccio ovoidale, terminante a punta sia nella parte superiore che in corrispondenza del mento; una scanalatura segna il contorno dei capelli. I seni sono appiattiti, di forma ovale, separati tra loro; le braccia sono mancanti, anche se in corrispondenza delle spalle una curva ne evoca la presenza. Il ventre è esageratamente prominente, al di sotto il triangolo pubico presenta al suo centro una vulva aperta verticalmente; lo stesso segno è evidente nella parte posteriore, al di sotto delle natiche piatte, tra le due gambe che terminano infine in maniera affusolata al di sopra della posizione dei piedi. Le sue dimensioni massime sono di 62x24x17 mm., per un peso di circa 18 grammi; è stata realizzata in steatite verde oliva scuro e ritrovata da Jullien nella Grotta del Principe. Le sue condizioni sono ottime.
La Testa Negroide (indicata con il numero 11), così come il nome annuncia, è una testa parzialmente antropomorfa con una fronte sfuggente ed una cuffia quadrettata sul capo creata da profonde incisioni a formare un fitto reticolo, motivo che ricorda le cuffie del gravettiano (dama di Brassempouy o quella di Laussel). Il volto è bombato privo di naso, con orbite profonde, zigomi marcati, bocca resa con incisioni e mento prominente. La base è levigata, motivo che fa pensare fosse una testa isolata già nel Paleolitico. Ritrovata da Jullien nella Grotta del Principe, ha le dimensioni massime di 25x14x24 mm., con un peso di circa 13 grammi; realizzata in steatite opaca color verde scuro si presenta in condizioni discrete, con alcune fratture nella parte superiore della testa, probabilmente causate da uno sfaldamento. Ha subito un intervento di restauro con incollaggio di più pezzi ad opera dello studioso di preistoria e collezionista di arte paleolitica Edouard Piette, autore dell’acquisto di 6 statuine che poi furono da lui donate al Musée des Antiquités Nationales di Saint-Germain-en-Laye.
L’Ermafrodita (indicata con il numero 12), è una statuina femminile appiattita mancante di testa e degli arti inferiori dal ginocchio in giù. I seni piatti sono divisi tra loro da un solco evidente, il ventre circolare è poco sporgente ed occupa una posizione anomala, all’altezza dello stomaco. Sotto il ventre ci sono tre rilievi difficilmente interpretabili, ossia due masse allungate a rappresentare probabilmente le mani ed al centro un elemento interpretato come fallo, motivo per cui Edouard Piette diede il nome di Ermafrodita; una recente interpretazione invece attribuisce questo dettaglio al momento del parto, l’elemento al centro sarebbe la testa di un bambino che emerge mentre le linee incise rappresenterebbero i capelli. A sostegno di questa tesi, nella Dama ocrata (tra i reperti ritrovati in Canada) i capelli sono raffigurati con la stessa tecnica. Sul retro, nella parte bassa, è rappresentato un indumento o un ornamento a copertura delle natiche. Ritrovata da Jullien nella Grotta del Principe, ha le dimensioni massime di 51x17x11 mm., il peso di 11 grammi ed è datata al 25.000 a.C.; è stata realizzata in steatite verde olivastro. Lo stato di conservazione è mediocre, oltre alle parti mancanti (testa e metà degli arti inferiori), presenta varie fratture i più punti, con parti di materiale mancante.
La dama con il gozzo (indicata con il numero 13), è una statuina femminile piatta con la testa molto rovinata, pertanto il volto non è più presente; in corrispondenza del collo c’è una piccola nodosità, interpretata da Edouard Piette come un gozzo, da cui il nome, ma in realtà potrebbe essere un pendaglio. I seni ed il ventre sono conici con le punte rivolte verso il basso; nella parte bassa del ventre, al centro del triangolo pubico una profonda fessura longitudinale rappresenta una vulva verticale tra due grandi labbra. Sul retro due masse piriformi sono interpretabili come natiche mentre le gambe sono mancanti al di sopra delle ginocchia. Trovata da Jullien a 3-4 metri di profondità della Barma Grande in uno strato datato al 12.000 a.C., ha dimensioni massime di 45x14x8 mm. ed un peso di circa 4 grammi; realizzata in corno di cervide, presenta un mediocre stato di conservazione con molte parti mancanti oltre ad essere stata incollata anticamente in corrispondenza della vita, in quanto spezzata in due parti.
La statuina non descritta (indicata con il numero 14), soprannominata anche “Innominata” poiché è l’unica statuina femminile tra i reperti dei Balzi Rossi a non essere stata presentata nella relazione del 1902 di Edouard Piette, forse perché acquisita al Patrimonio del Museo dopo la stesura del lavoro. Ha testa ovale con i tratti abbozzati, infatti sono appena evidenti le orbite degli occhi ed il contorno del naso. I seni sono pendenti verso il basso, separati tra loro e con il resto del torace con profonde incisioni. La parte inferiore del corpo è mancante pertanto non si conosce la forma delle gambe. Ritrovata da Jullien nella Grotta del Principe, ha dimensioni massime di 38x12x14 mm. e peso di circa 8 grammi; realizzata in steatite opaca color verde scuro, molto meno levigata rispetto alle altre statuine dello stesso materiale, presenta anche diverse concrezioni ferrose. Lo stato di conservazione è mediocre, sia per le parti mancanti che per le fratture in diversi punti oltre a diverse incrostazioni. La statuina è datata al 25.000 a.C.
Note storiche
Delle 7 statuine di proprietà del Musée des Antiquites Nationales di Saint Germain-en-Laye solo 2, la statuina in steatite gialla (n. 04) e la dama con il gozzo (n. 13), sono state scoperte durante gli scavi organizzati tra il 1883 ed il 1884 da Louis Alexandre Jullien, un commerciante di Marsiglia, alla Barma Grande; le ulteriori 5 statuine sono state da lui ritrovate nella Grotta del Principe, che chiamava “Grotta del Tunnel” o “Grotta delle statuine”, durante gli scavi condotti clandestinamente tra il 1894 ed il 1895. Jullien, dopo essersi trasferito in Canada, propose in vendita la cosiddetta “Venere gialla” a Salomon Reinach, allora direttore del Museé des Antiquités Nationales di Saint-Germain-en-Laye, insieme ad altri oggetti provenienti dalla Barma Grande, oggetti che entrarono subito a far parte della collezione del museo. Edouard Piette, venuto a conoscenza dell’esistenza dei reperti, acquistò da Jullien in due diverse occasioni, sin dal 1896, sei statuine, la Losanga, il Pulcinella, l’Ermafrodita, la Dama con il gozzo, la Testa Negroide e l’ultima nel 1902, l’Innominata; tutte successivamente confluiranno nel Museo di Saint-Germain-en-Laye dove sono attualmente esposte. Le notizie storiche riguardanti i ritrovamenti sono descritte nel saggio “Madri del Tempo” e “I Balzi Rossi“.
SCHEDA
ULTIMI TESTI PUBBLICATI
VISITA LE SCHEDE PER OGGETTO