Trattasi di una piccola statuina femminile in steatite di colore grigio oliva scuro, con striature ancora più scure evidenti nella parte inferiore. Ottenuta da un ciottolo di forma oblunga che probabilmente già all’origine aveva una forma non molto dissimile da quella attuale, è stata poi lavorata per evidenziare le varie parti del corpo, testa, seni e ventre.
In particolare la testa è piriforme, decisamente chinata all’indietro, mentre il ventre ed i seni sono protuberanti, creando così un profilo arcuato, anche in relazione alla probabile forma originaria del ciottolo. La testa è separata dal resto del corpo attraverso un’incisione all’altezza del collo mentre un’ulteriore incisione divide il ventre dal seno appena al di sotto di quest’ultimo; successive levigature hanno modellato le rotondità del seno e del ventre, particolarmente prominenti. Nella parte alta del ventre una piccola depressione allungata sembrerebbe rappresentare l’ombelico. Le gambe non sono presenti, infatti la base è piatta, mentre le braccia sembrerebbero appena accennate con delle piccole incisioni all’altezza della loro posizione, particolarmente evidente a sinistra. Il dorso della statuina, ad eccezione della testa, non ha subito lavorazioni ma si presenta come era all’origine. Quasi tutta la superficie della statuina presenta microscopiche incavature a forma di coppelle, probabilmente dovute all’azione dei granelli di sabbia mossi dal vento sulla superficie levigata, tale da provocare queste depressioni, a testimonianza di una prolungata presenza in una zona sabbiosa. La statuina è molto stilizzata, a tratti anche poco dettagliata dal punto di vista estetico; ha alcune affinità con la statuina del Trasimeno sia per la resa stilizzata che per le dimensioni e per la mancanza dei glutei, con quella di Parabita e di Savignano per la forma conica della testa, con la figurazione parietale di Grotta Romanelli per il profilo stilizzato, si differenzia dalle altre statuine Paleolitiche italiane per la rappresentazione dei seni con una compatta rotondità.
Note storiche
La statuina è stata ritrovata dal signor Gianfranco Buonaccorsi del Museo Provinciale di Storia Naturale di Livorno, in un canale dove venivano convogliati i materiali di scarto (ciottoli, fossili, torba, ecc.) aspirati insieme alla sabbia dalle pompe della cava di sabbia di Torre del Lago Puccini, sul Lago di Massaciuccoli. A seguito del ritrovamento vennero intervistati gli operai addetti al pescaggio i quali asserirono che al momento del ritrovamento della statuina il materiale pescato era piuttosto omogeneo, costituito da numerosi manufatti litici (punte, lame, grattatoi, ecc.) e pertanto, in considerazione anche delle caratteristiche stilistiche e tecniche della statuina, si appurò che il materiale apparteneva ad industrie di tipo Paleolitico Superiore, probabilmente Epigravettiano.
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