di Alessandra de Nardis
Nell’ambito del progetto di riqualificazione di piazza San Giustino del Comune di Chieti è stata rinvenuta una ricchissima sepoltura di epoca ellenistica (IV-III sec. a.C.) ancora intatta appartenente ad una donna ribattezzata subito la principessa Marouca; il nome si riferisce alla popolazione dei Marrucini, un piccolo popolo italico di lingua osco-umbra storicamente stanziato nel I millennio a.C. nella striscia di territorio lungo le coste adriatiche dell’attuale Abruzzo.
La tomba, tagliata nel banco geologico argilloso si è miracolosamente salvata dai vari interventi sull’area avvenuti durante i secoli effettuati per la costruzione delle cisterne, romana e ottocentesca, per la realizzazione di fosse granarie, di buche d’albero, di trincee delle canalizzazioni e dei sottoservizi, di fondazioni di strutture edilizie che interessano la zona orientale della piazza.
La struttura funeraria risulta non comune per la forma quasi quadrangolare e per la dimensione doppia rispetto alle normali sepolture; la fossa contiene una donna piuttosto minuta nelle proporzioni ma robusta nell’ossatura e un ricchissimo corredo di vasi bronzei e ceramici; l’abbigliamento e il corpo dovevano essere decorati da fibule, elementi di bronzo, vaghi in pasta vitrea e amuleti. La donna è stata deposta in posizione supina con il corpo rivolto ad ovest ad occupare il lato meridionale della fossa mentre nella metà settentrionale, a destra dell’inumata, sono stati sistemati e deposti gli oggetti del ricco corredo.
Terminato lo scavo si attende ora lo studio dei materiali, le analisi antropologiche e quelle condotte sul contenuto dei diversi vasi che potrebbero chiarire la definizione di una fase lontana della storia di Teate, l’antico nome di Chieti del IV secolo a.C. che ha ancora pochi elementi documentati.
Alessandra de Nardis – febbraio 2022