di Alessandra de Nardis
La statuetta di Willendorf, alta quasi 11 cm, è uno dei più importanti esempi di arte antica in Europa. È realizzata scolpendo una roccia chiamata “oolite” che non si trova a Willendorf e nei dintorni. Un gruppo di ricerca guidato dall’antropologo Gerhard Weber dell’Università di Vienna, dai due geologi Alexander Lukeneder, Mathias Harzhauser e dal paleo-archeologo Walpurga Antl-Weiser del Museo di Storia Naturale di Vienna ha ora scoperto, grazie all’aiuto di tomografie ad alta risoluzione, che il materiale su cui è stata scolpita la Venere proviene probabilmente dal nord Italia; a tal proposito, un’interessante pubblicazione su Scientific Reports del 28 febbraio 2022, getta nuova luce sulla notevole mobilità dei primi esseri umani moderni a sud e a nord delle Alpi.
La statuetta di Willendorf non è speciale solo in termini stilistici ma anche per il particolare materiale su cui è scolpita. Mentre altre statuine sono solitamente realizzate in avorio o osso, a volte anche con pietre diverse, questa è l’unico esemplare finora conosciuto in oolite. La statuina trovata nella Wachau nel 1908 ed esposta al Museo di Storia Naturale di Vienna era stata esaminata solo in superficie, con gli studi attuali gli scienziati hanno ottenuto immagini con una risoluzione fino a 11,5 micrometri, una qualità che altrimenti si vede solo al microscopio.
Immagine derivate da scansioni di tomografia microcomputerizzata della Venere. A sinistra: bivalve segmentato (Oxytomidae) che si trovava sul lato destro della testa di Venere; risoluzione di scansione 11,5 μm; tratti caratteristici sono l’umbone e le ali. Al centro: rendering del volume della Venere virtuale; sei concrezioni limonitiche incorporate: collo a destra (arancione), collo a sinistra (blu), seno a sinistra (rosso), ventre a sinistra (giallo), anca a sinistra (verde), gamba a sinistra (viola); tre frammenti di mollusco: testa di bivalve a destra (blu, lunga solo 2,5 mm, vedere la linea bianca dall’etichetta “Bivalve” per la posizione), conchiglia al centro (arancione), conchiglia a sinistra (turchese). A destra: singola fetta μCT che mostra la porosità e la stratificazione dell’oolite; notare la densità relativa della concrezione limonitica; risoluzione di scansione 53 μm. (© Gerhard Weber, Università di Vienna)
Sono stati esaminati campioni di oolite provenienti dalla Francia all’Ucraina orientale, dalla Germania alla Sicilia, verificando anche le dimensioni dei grani. Nessuno di essi entro un raggio di 200 chilometri è presente nella regione di Willendorf, mentre si è appurato che i campioni sono statisticamente indistinguibili da campioni provenienti da una località del nord Italia vicino al Lago di Garda.
“La gente nel Gravettiano – la cultura degli strumenti dell’epoca – cercava e abitava luoghi favorevoli. Quando il clima o la situazione delle prede cambiavano, si spostavano, preferibilmente lungo i fiumi“, spiega Gerhard Weber. Un viaggio del genere avrebbe potuto richiedere generazioni.
Le statistiche indicano chiaramente nel nord Italia l’origine dell’oolite della statuina; tuttavia, è stato preso in considerazione anche un altro luogo, si trova nell’Ucraina orientale, a più di 1.600 chilometri di distanza lineare da Willendorf, ma i campioni non sono perfettamente compatibili come quelli italiani.
Alessandra de Nardis – marzo 2022