Si tratta di due statuine trovate all’interno di due sepolture vicine tra loro, entrambe attribuibili a soggetti femminili e associabili sia per tipologia di deposizione che per tipo di rituale attestato.
La statuina 1 è stata recuperata all’interno della Tomba 6, riferibile ad un soggetto femminile adulto di età compresa tra 40 e 45 anni, in posizione contratta con la faccia rivolta verso il terreno e a diretto contatto con esso mentre l’arto superiore destro è leggermente flesso sulla gamba. La statuina, ricavata da un ciottolo di calcare color nocciola di provenienza locale, era posizionata all’altezza del capo della sepolta, inserita in un piccolo circolo di pietre, come in una sorta di rituale funerario; ha una resa schematica del corpo, con caratteri piuttosto rigidi. Il volto è anonimo, presenta solo due piccoli occhi circolari; le braccia sono conserte sotto il seno e al di sopra del ventre, mentre l’area pubica è in rilievo. Sulla parte superiore delle braccia vi sono quattro piccoli fori rettangolari in posizione simmetrica tra loro, probabili dettagli dell’abbigliamento, mentre sul retro, all’altezza dei piedi, due piccole tacche servivano probabilmente per l’inserimento in un supporto; in effetti si rileva che il retro non ha alcuna caratterizzazione, quindi la statuina era visibile solo frontalmente.
La statuina 2 è stata recuperata all’interno della Tomba 9, riferibile ad un soggetto femminile adulto di età compresa tra 30 e 35 anni con una ciotola in ceramica decorata da ampi festoni dipinti di rosso posizionata sul femore sinistro ed in prossimità del destro; tra due frammenti della ciotola è stata trovata la statuina, anche questa come in una sorta di rituale funerario. Realizzata in arenaria mista, su un supporto naturale determinante per la figura da modellare, presenta un corpo a tutto tondo di forma conica, terminante quasi a punta verso il basso, mancante dei piedi e con i fianchi larghi. Il volto è ovale incorniciato da una sorta di lunga capigliatura raccolta sul capo, mentre sul busto una serie di incisioni verticali probabilmente indicano dettagli dell’abbigliamento o delle braccia.
L’usanza di inserire statuine all’interno delle sepolture non è tipica del Neolitico in Italia, esempi sono la statuina di Vicofertile in Emilia Romagna, l’idoletto di Arnesano in Puglia ed i numerosi esempi di statuine nelle necropoli Sarde, ma sono tutti esempi del Neolitico più recente. E’ particolare il fatto che le statuine di Titolo facciano parte del corredo funerario di due soggetti femminili e che le altre otto sepolture trovate nei pressi erano vuote, a testimonianza del fatto che le due donne avevano un ruolo rilevante rispetto agli altri individui sepolti privi di elementi di distinzione e che le due statuine “… icone di uno o più culti femminili ispirati alla fecondità/fertilità, potevano alludere allo status elevato delle due donne, forse con un qualche ruolo nelle pratiche magico-religiose.” (F. Radina, 2019).
Note storiche
Le prime notizie relative all’insediamento Neolitico di Titolo risalgono agli anni ’60, ma le prime indagini archeologiche furono condotte tra il 1987 ed il 1988 dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia mettendo alla luce un consistente accumulo antropico dello spessore di circa 2 metri a circa 1 metro di profondità dal piano attuale, con strutture murarie facenti parte dell’insediamento utilizzate durante le fasi avanzata e finale del Neolitico, anche se non si può escludere la sua persistenza in fasi più antiche essendo stati ritrovati, nel livello basale dell’area indagata, reperti di ceramica impressa. Dopo una lunga interruzione la ripresa degli scavi avvenne negli anni tra il 2012 ed il 2014, ad opera del Dott. Michele Sicolo e della Dott.ssa Sandra Sivilli della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, con l’estensione dell’ambito di ricerca ad una superficie maggiore, individuando quattro principali fasi di frequentazione del sito inquadrabili tra Neolitico medio avanzato e Neolitico finale. In un’area circoscritta vennero individuate 10 tombe a fossa, alloggiate entro un basso tumulo di pietrame e inquadrabili nelle fasi antiche dell’abitato, ossia alla seconda metà del VI millennio a.C. In particolare le due statuine sono state trovate durante la campagna di scavi del 2014, nel terreno antistante una villa, addossate alla fondazione di un tratto di muro in pietrame; facevano parte del corredo funerario di due soggetti femminili adulti.
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