Manufatto realizzato dalla lavorazione di una stalattite, raffigurante un corpo femminile, probabilmente in gravidanza, dalla forma arrotondata e prominente del ventre, con una peculiare posizione delle mani, in offerta o di raccolta.
Il ventre è prominente e l’area pelvica ha la forma tipica triangolare, mentre le gambe sono tracciate e definite da una incisione verticale.
Il viso è appena mostrato. I seni sono grandi e posizionati in alto sul petto. Un ombelico è mostrato sull’addome completo e la vulva è chiaramente mostrata in rilievo. Le gambe si assottigliano fino a circa al di sotto del livello delle ginocchia, che non sono mostrate, forse non son state scolpite.
La cosa più insolita è che gli avambracci si estendono bene davanti al corpo, come se fossero usati per tenere qualcosa. La testa sembra scolpita in due porzioni, con un solco tra fronte e retro; sembra che indossi un copricapo.
Una suggestiva ipotesi legata alla peculiarità del gesto di “offerta” o di “raccolta” è che il manufatto, si trova in grotte cosiddette galattofore, portatrici di latte, considerate magiche e terapeutiche in quanto si credeva che l‘acqua gocciolante, se bevuta dalle madri durante l’allattamento, avesse il potere magico di favorire la secrezione del latte. Appunto la materia prima (un frammento di stalattite) e la posizione delle braccia protese in avanti, forse non tanto in segno di offerta quanto piuttosto per raccogliere qualcosa nelle mani, potrebbero indicare il collegamento materico e gestuale con l‘acqua percolante dalla grotta. La statuetta rientra per stile e proporzioni nella tipologia delle Veneri del Gravettiano, un periodo che inizia circa 28 mila anni fa e termina 20 mila anni fa.
Note storiche
La statuina è stata ritrovata durante un’escursione nel 2007 da Sandro Polzinetti, speleologo e fotografo naturalista, all’interno del complesso denominato Grotte di Frasassi, una rete di cavità carsiche, precisamente nella grotta denominata della Beata Vergine di Frasassi, lungo la rampa di accesso che porta nella cavità. Il pezzo molto probabilmente proveniva dal muro vicino con depositi del Pleistocene e dell’Olocene. La ricerca preliminare si è concentrata sulla geomorfologia della cavità, per comprendere il contesto dell’occupazione. Inoltre, sono state condotte analisi stilistiche e sono in corso analisi delle tecniche di sagomatura dei pezzi.
La località di Frasassi è famosa nel mondo per la sua spettacolare gola lunga quasi tre chilometri, attraversata dal fiume Sentino, tra i monti Frasassi e il Monte Vallemontagnana. La Gola è chiamata della Rossa e collegata a leggende legate alla grande Madre. Una delle cavità più note è proprio la Grotta di Frasassi che si trova a pochi chilometri da due importanti siti archeologici risalenti al periodo Gravettiano, le località Ponte di Pietra e Fosso Mergoni, dove sono state ritrovate alcune tra le più antiche tracce della presenza umana nelle Marche, risalenti a circa 20 mila anni fa. La grotta, caratterizzata da un’ampia apertura, si trova a 310 m sul livello del mare e circa 100 m sopra il letto del fiume Sentino, nella gola di Frasassi. Questi ultimi sono scolpiti nel calcare giurassico intersecato dall’erosione fluviale. Lungo le pareti della gola sono presenti depositi alluvionali risalenti alle fasi fredde del Pleistocene, successivamente incisi durante i periodi interglaciali.
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