La Domus de Janas S’incantu è una grotticella funeraria scavata nella roccia, decorata con motivi realizzati a scultura, incisione e pittura con rappresentazioni simboliche di potente valenza rituale e propiziatoria, con astrazioni concettuali di indubbio significato magico-religioso legate al culto della Dea.
Le Domus de Janas (le case delle fate) sono tombe ipogeiche chiamate così perché, secondo la mitologia sarda, sarebbero le abitazioni delle fate tessitrici che lì nascondevano i loro tesori. In Sardegna sono presenti almeno 3.500 di queste necropoli che si presentano come cavità nella roccia che richiamano simbolicamente la forma del ventre materno. I corpi venivano coperti di ocra rossa, simbolicamente ripetendo il sangue dell’utero con cui i bambini e le bambine nascenti erano avvolti nel momento della nascita. I corpi venivano deposti rannicchiati in posizione fetale, proprio come dentro il grembo. Nella mano destra tenevano una piccola statuina della Dea, come a proteggerli nel passaggio che avrebbero fatto dallo stato di morte alla nuova vita.
Tra le 3.500 Domus de janas recensite, 215 sono decorate con motivi realizzati a scultura, incisione e pittura. Le planimetrie si sviluppano per lo più in maniera semplice, talvolta, in maniera molto articolata, arricchendosi man mano, per arrivare fino a 20 camere. La complessità degli ipogei è il risultato di ristrutturazioni e di aggiunte avvenute nel lungo arco di tempo, talvolta millenario, in cui vennero usate le grotticelle. A S’Incantu il soffitto appare scolpito a bassorilievo simulando la struttura della travatura lignea di un tetto a doppia falda provvista di una trave di colmo centrale e quattro travetti trasversali, riprendendo lo schema del tetto che ricopriva le capanne prenuragiche. Nel centro del pavimento è presente un focolare del diametro di circa 1 mt., caratterizzato dall’incisione di quattro anelli concentrici a sbalzo e dalla presenza di una coppella centrale del diametro di 20 cm.; in questa, probabilmente, venivano deposte le offerte votive. Nella parte mediana della parete contrapposta all’ingresso della cella principale, è scolpita una “falsa porta” ricoperta in origine di pitture; questa è delimitata da una triplice cornice contenuta e, lateralmente, da due larghe lesene; nella parte superiore, questa falsa porta sembra sostenere una triplice fila di ampie corna taurine che si estendono “a barca” per tutta la larghezza della parete.






Note storiche
Nel 1985, il noto appassionato di archeologia Sebastiano Porcu, guidato dalle testimonianze degli anziani del posto, trovò la meravigliosa domus, un’apertura nella roccia che i locali chiamavano “sas domos de sos nanon”. L’intera struttura fu poi portata completamente alla luce nel 1989, dall’archeologo della Soprintendenza Giovanni Maria Demartis che individuò 4 strati di cui il più antico ha restituito frammenti ceramici e litici attribuibili alla cultura di Ozieri e probabilmente al primo Eneolitico.
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