Statuina volumetrica cruciforme di forte valenza iconica in marmo bianco levigato del Neolitico recente (tra il V e il IV millennio a.C.) che rappresenta una figura femminile. L’astrazione del corpo è un tratto evidente: l’unico tratto somatico è il naso. Il busto è a forma di trapezio rovesciato con seni conici, presenta un segno a forma di V sotto il collo.
Note storiche
La statuina è stata ritrovata fortuitamente da un contadino, il sig. Stefano Cardia, nel 1935 nel Comune di Senorbì, tra Ortacesus e Selegas. La tenne per anni sul suo caminetto finché non venne notata dal medico del paese, il dott. Massimo Coraddu, e fu così che giunse al Museo Archeologico di Cagliari. Secondo quanto riporta Giovanni Lilliu, sembra che la statuetta si trovasse all’interno di una sorta di sacro recinto a cerchio fatto di pietre legato a un villaggio preistorico. Nel 1938 l’archeologo Piero Cao si occupò della prima pubblicazione scientifica del reperto con un opuscolo stampato a Viterbo con il quale annunciò la scoperta della statuina. L’archivio storico del comune di Cagliari conserva per lascito testamentario l’archivio privato dell’archeologo, tra cui vari suoi appunti e disegni di idoli femminili preistorici rinvenuti nel bacino del Mediterraneo ed in Sardegna. La statuina cominciò ad essere conosciuta nel mondo degli studi a partire dal 1949, quando a Venezia si organizzò una mostra di arte antica e moderna della Sardegna, con l’esposizione di circa 60 statuine di bronzo protosarde, un modellino di nuraghe e la statuina di Turriga. L’evento ebbe una grandissima eco nel mondo culturale europeo e da quel momento la statuina venne definitivamente conosciuta da un pubblico internazionale. Con le ricerche del professore Enrico Atzeni, docente di Paletnologia e Antichità Sarde presso l’Università degli Studi di Cagliari, sono state fornite datazioni più esatte oltre che individuati i caratteri stilistici e tipologici di buona parte delle statuine sarde, classificate in tre gruppi o tipi fondamentali: gli idoli con schema volumetrico-naturalistico (tipo le statuine di Cuccuru Is Arrius – Cabras), gli idoli con schema geometrico cruciforme (come la statuina di Turriga) e gli idoli con schema geometrico a traforo (tipo la statuina di Portoferro).
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