di Elvira Visciola
Un’importante studio condotto da un team internazionale guidato dalle Università di Firenze, di Bologna e di Siena e pubblicato su “Nature Communications” con il titolo “Life history and ancestry of the late Upper Paleolithic infant from Grotta delle Mura, Italy” ha ricostruito la storia biologica di un infante di circa 17000 anni fa, morto all’età di circa 17 mesi e rinvenuto dall’Università di Siena nel 1998 negli strati dell’Epigravettiano finale di Grotta le Mura, nel comune di Monopoli (BA) in Puglia, direttore degli scavi di allora il Prof. Mauro Calattini.
Gli studi attuali, effettuati con le moderne tecnologie, hanno consentito di “… ricostruire una dettagliata storia biologica dell’infante, evidenziando sia lo sviluppo durante la prima infanzia sia le possibili cause della morte precoce … portando alla ricostruzione del genoma più antico in Italia, rivelando significativi cambiamenti nella popolazione dell’Italia meridionale alla fine dell’ultimo massimo glaciale, con l’arrivo di gruppi provenienti dai Balcani, i quali hanno colonizzato l’Italia da Nord-Est per poi scendere verso le regioni più meridionali della penisola …” illustra David Caramelli, Professore di Antropologia dell’Università di Firenze.
Le analisi genetiche condotte dall’Università di Firenze hanno permesso di ricostruire il profilo biologico raccontando l’immagine di un fanciullo dagli occhi azzurri, la pelle d’ebano ed i capelli ricci e scuri, caratteristiche frequenti nelle popolazioni dell’Europa centrale e sud-occidentale del periodo; inoltre, è stato osservato che i suoi genitori avevano una stretta parentela tra loro, probabilmente cugini di primo grado, fenomeno riscontrato più comunemente nel Neolitico e di rado nel Paleolitico. Analisi geochimiche sulla madre hanno dimostrato che durante la gravidanza aveva vissuto uno stile di vita stanziale e che il bambino era nato e vissuto nella stessa area.
Le analisi istologiche condotte dall’Università di Bologna sui denti dell’infante hanno permesso di individuare eventi di stress fisiologico durante la vita, sin dalla fase fetale (a dimostrazione delle modalità di vita della madre) e poi durante l’infanzia probabilmente perché il bambino è risultato affetto da cardiomiopatia ipertrofica, malattia congenita che causa morte improvvisa nei giovani.
La Grotta delle Mura è una cavità carsica situata lungo la costa, sul fondo di una piccola baia nella periferia meridionale della città di Monopoli (BA, Italia meridionale). Dopo una prima fase di indagine condotta da Franco Anelli nel 1953-57, da Ottavio Cornaggia Castiglioni nelle campagne di scavo del 1961-63 e 1966 ed un lungo periodo di abbandono, le ricerche ripresero nel 1985 ad opera del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena, sotto la direzione di Mauro Calattini. Gli scavi interessarono due aree contigue (A e B), per una superficie complessiva di circa 21 mq. La tomba del fanciullo è stata scoperta nel 1998 nella seconda di queste aree, dove la sequenza stratigrafica era meglio conservata. Per ragioni logistiche e di conservazione il cranio è stato scavato il primo anno, mentre il resto dello scheletro fu portato alla luce nella successiva campagna di scavo.
La sequenza stratigrafica integrata tra le due aree inizia in basso con un livello Musteriano (datato a 44530 ± 2040 BP; 54840-44392 cal BP), a cui seguono una serie di livelli riferibili al ciclo Epigravettiano, in parte ancora inediti, in particolare a livelli dell’Epigravettiano Inferiore (15860 ± 80 BP; 19392-18933 cal BP) fino all’Epigravettiano Evoluto e all’Epigravettiano Finale, all’interno del quale è stata rinvenuta la sepoltura in questione. La sequenza è completata da uno strato mesolitico (Sauveterriano) (8290 ± 50 BP; 9451-9038 cal BP; 8240 ± 120 BP; 9527-8811 cal BP) ed infine uno strato riferibile al Neolitico Antico pugliese.
I resti del fanciullo ben conservati e per lo più intatti, sono stati trovati appoggiati a una grande roccia di crollo, parzialmente sporgente su di essi; lo scheletro era coperto da due pietre piatte poste ad angolo retto tra loro, una all’altezza dei piedi e l’altra che copriva il corpo, come un lenzuolo, fino alla mascella. È stata lasciata scoperta solo la testa, che a sua volta era leggermente incastrata tra due pietre più piccole. Dato il terreno sabbioso non vi è certezza se il corpo sia stato deposto in una fossa intenzionale; giaceva supino con le braccia lungo i fianchi e con orientamento nord-ovest/sud-est (testa/piedi). Non erano presenti ocra rossa né corredi funerari, caratteristiche delle sepolture dell’Epigravettiano Finale.
Fonte: Mauro Calattini, Davide Caramelli, Owen Alexander Higgins, Alessandra Modi, Costanza Cannariato, Maria Angela Diroma, Federico Lugli, Stefano Ricci, Valentina Zaro, Stefania Vai, Antonino Vazzana, Matteo Romandini, Lui Yu, Francesco Boschini, Luigi Magnone, Matteo Rossini, Giovanni Di Domenico, Fabio Baruffaldi, Gregorio Oxilia, Eugenio Bortolini, Elena Dellù, Adriana Moroni, Annamaria Ronchitelli, Sahra Talamo, Wolfgang Muller, Alessia Nava, Cosimo Post, Martina Lari, Luca Bondioli e Stefano Benazzi – “Life History and ancestry of the late Upper Paleolithic infant from Grotta delle Mura, Italy” – in Nature Communications – 30 luglio 2024
Elvira Visciola, 28 settembre 2024