Iscrizione in lingua osca su entrambe le facciate di tavoletta in bronzo di cm. 28×16,5 munita di catenella attaccata a due fori per essere appesa. Al momento del ritrovamento la tavoletta era ancora attaccata ad una pietra, probabilmente facente parte del muro del santuario cui era appesa. Le incisioni sono profonde e ben leggibili. La lettura si effettua da destra verso sinistra. La prima facciata contiene 25 righe e tratta di cerimonie sacre da dedicare alle quindici divinità elencate di cui Cerere è la divinità principale, da tenersi nel corso dell’anno. Si afferma, inoltre che ogni due anni dovrà tenersi una cerimonia sull’altare del fuoco, all’interno del recinto, e che ogni anno, al tempo dei “Floralia”, si dovrà sacrificare a quattro divinità, presso il Santuario. La seconda facciata contiene 23 righe. Riguardano l’appartenenza al recinto sacro degli altari dedicati alle divinità venerate nel santuario. Stabiliscono che il “saahtùm tefùrùm deve essere sull’aria ignaria” e che il Santuario appartiene a chi paga la decima; segue l’elenco di ciò che appartiene al santuario, si definiscono le persone che possono frequentarlo e che lo gestiscono.
Le divinità elencate nella Tavola sono:Kerres – Cerere, la divinità a cui era dedicata l’area sacra;
Vezkei – Vetusco
Evklui Paterei – Mercurio oppure Ade, fratello di Giove;
Futrei Kerriiai – Persefone figlia di Demetra;
Anter Statai – Stata Mater dei Marsi;
Ammai Kerriiai – Demetra;
Diumpais Kerriiais – Le Ninfee delle sorgenti;
Liganakdikei Entrai – Divinità legata alla vegetazione ed ai frutti;
Anafriis Kerriiuis – Le Ninfee delle piogge;
Maatuis Kerriiuis – Dea italica dispensatrice di rugiada per i raccolti;
Diuvei Verehasiui – Giove Virgator;
Diuvei Regaturei – Giove Pluvio;
Hereklui Kerriiui – Ercole;
Patanai Piistiai – Dea della vinificazione
Deivai Genetai – Mana Geneta;
Pernai Kerriiai – Dea dei pastori
Fluusai – Flora protettrice dei germogli.
L’elemento di maggiore spicco è l’importanza attribuita a Kerres. L’area sacra era a lei intitolata e tutti gli dei venerati in quel luogo erano gli stessi dell’Olimpo sannita ma in relazione alla funzione cui erano pregati di svolgere: guidati da Cerere, dovevano sostenerla nel propiziare la terra e proteggerne i frutti. Quindi Kerres è il fulcro dei rituali religiosi che si svolgevano nell’Orto Sacro, inteso questo come simbolo di tutte le terre coltivate, e non è una coincidenza che la Tavola sia stata ritrovata sull’altura che oggi viene chiamata Monte del Cerro ed è stata realizzata in bronzo, un metallo che occupava un posto di rilievo nei rituali in onore di Cerere.
Note Storiche
La Tavola è stata ritrovata nel 1848 dal contadino Pietro Tisone mentre lavorava nel podere di proprietà di Giangregorio Falconi. Nel maggio del 1848, Francesco Saverio Cremonese la esamina e ne trae un calco; nell’ottobre ne dà ufficialmente notizia. Nell’estate del 1848, Gian Gregorio Falconi aveva anche prestato o venduto la tavola all’orafo Vincenzo Paolo D’Onofrio. Nel 1867 la Tavola è in possesso dell’antiquario Alessandro Castellani di Roma, che nel 1873 la vende al British Museum di Londra. Esiste una seconda Tavola, posseduta legittimamente dalla famiglia D’Onofrio Amicarelli, uguale a quella custodita nel British Museum. Le due tavole differiscono solo per due piccoli particolari in due lettere che comunque non compromettono la comprensione e la traduzione del testo.
Francesco Di Rienzo riporta: “Dall’ambizione di ritrovare il santuario di Cerere alla scoperta di un vero e proprio insediamento umano con una vitalità ininterrotta di circa mille anni. Dall’aspettativa di fare luce sull’effettivo ruolo della Tavola Osca alla prospettiva, invece, di studiare la progressiva evoluzione di un centro abitato sannitico dall’età protostorica fino agli inizi dell’età imperiale di Roma. La straordinaria scoperta è stata effettuata dalla Soprintendenza archeologica del Molise che, dal 1979 al 1985, ha promosso cinque campagne di scavo nei pressi della Fonte del Romito, in contrada Macchia a Capracotta, con l’obiettivo dichiarato di riportare alla luce il recinto sacro dedicato alla dea delle Messi. E, invece, sotto le pale e i picconi degli archeologi, si sono materializzati, un po’ alla volta, i resti di un’antica cittadina che gettano nuova luce sulla storia delle nostre contrade nelle epoche più remote. I reperti più antichi risalgono al IX sec. a.C., il periodo in cui si formano le popolazioni storiche del Sannio. Sono piuttosto scarsi (un fondo di capanna) e non consentono di avanzare alcuna ipotesi sulle dimensioni dell’insediamento e sulla struttura socio-economica della sua popolazione…”.
SCHEDA
ULTIMI TESTI PUBBLICATI
VISITA LE SCHEDE PER OGGETTO