Si tratta di una statuina femminile senza volto rinvenuta nel 1940 nelle cave Alboni di Chiozza di Scandiano, nei pressi di Reggio Emilia. Presenta la testa a forma conica con spalle e seni cadenti, la pancia rotonda con un foro ad evidenziare l’ombelico, vulva incisa, glutei rotondi e gambe unite a punta; i piedi e le braccia sono mancanti. La statuina è stata realizzata su ciottolo fluviale di arenaria a grana fine di colore giallognolo, roccia tipica dell’Appennino. Originariamente è stata attribuita stilisticamente al Paleolitico superiore, successivamente al Neolitico in riferimento al vicino insediamento neolitico individuato lungo il fiume Secchia. Un’ulteriore ipotesi avanzata dallo studioso Paolo Graziosi è che la statuina si trovasse nel sito come giacitura secondaria, ossia che il reperto, proveniente da giacimenti più antichi, fosse stato riutilizzato come amuleto o corredo funebre, cosa che tra l’altro non rappresenta un caso isolato.
Note storiche
Rinvenuta nelle cave Alboni di Chiozza di Scandiano il giorno 11 settembre 1940 dallo storico locale, il marchese Luigi de Buoi; è stata ritrovata fra i ciottoli che i cavatori buttavano sui bordi delle cave di argilla da destinare alla fabbricazione di laterizi nell’adiacente fornace, pertanto non è stato possibile datare con esattezza il reperto, in quanto reperito fuori contesto. Dopo la scoperta venne incaricata la professoressa Laviosa Zambiotti dello scavo e il Prof. Graziosi dello studio della statuina. Il sito è stato oggetto di ulteriori scavi, resi noti per significative testimonianze funerarie. Tutto il materiale è conservato presso il Museo di Reggio Emilia.
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