Statuina di Bracciano (RM)

La scheda è stata curata da Elvira Visciola

Statuina di Bracciano (RM)

La scheda è stata curata da Elvira Visciola


Si tratta di una statuina femminile scoperta nel 2000 in un villaggio neolitico denominato “La Marmotta” ad Anguillara Sabazia, datato al VI millennio a.C., sito attualmente sommerso dalle acque del Lago di Bracciano, a circa 360 metri dalla riva e a circa 10 metri di profondità dal livello dell’acqua. La statuina è stata scolpita in un piccolo blocchetto di steatite verde, probabilmente ricavato da un ciottolo di origine vulcanica e riproduce una figura femminile a tutto tondo in posizione seduta, con una estrema accuratezza dei dettagli. La testa vista di profilo ha la forma conica, senza dettagli del viso, con la capigliatura raccolta in una specie di cappuccio oblungo che ricade sulle spalle; il collo ha inciso un profondo solco tra la testa e le spalle, forse perché, tramite una cordicella, poteva essere usato come pendente, ma in realtà il manufatto non presenta tracce di usura, pertanto probabilmente è stato posto nel luogo ritrovato poco tempo dopo la sua fabbricazione. Le spalle sono dritte, il busto è leggermente inclinato all’indietro, mentre la pancia, i fianchi e le cosce sono particolarmente voluminosi; sul ventre sono ben segnalati l’ombelico ed il pube che ha una forma triangolare. Le braccia sono tornite, ripiegate a sostenere i seni voluminosi e pendenti, prive di mani. Le cosce e le gambe sono separate da un incavo verticale e terminano quasi a punta a segnalare i piedi.

Sebbene le fattezze del manufatto potrebbero ricordare stilisticamente alcune delle Veneri steatopigie del Paleolitico Superiore trovate in varie parti d’Europa, il contesto del rinvenimento la fa risalire al Neolitico, ricollegabile al culto della dea protettrice della fertilità della terra e della fecondità degli uomini e degli animali.

Infatti, la statuina è stata ritrovata all’interno del villaggio, al di sotto del pavimento di una costruzione rettangolare che, diversa dalle altre costruzioni dello stesso villaggio, è stata individuata come luogo sacro, per uso religioso; al suo interno, nella stessa zona dove è stata interrata la statuina, sono stati trovati frammenti di ocra, mucchietti di semi carbonizzati vicini ad un focolare e diversi manufatti (come ossa di ovicaprini decorate, vasi e ciotole dipinte o impresse con motivi particolari), tutti elementi funzionali che rimandano a pratiche rituali tipiche del culto neolitico della “dea madre”. Il gesto di inserire una statuina femminile nelle fondazioni di alcune abitazioni lo si ritrova nei riti praticati tra il VII ed il V millennio a.C. dalle prime comunità di agricoltori del vicino Oriente (Hacilar, Catal Huyuk, la cultura di Halaf), della Tessaglia e delle aree danubiano-balcaniche, come rito propiziatorio verso gli abitanti della casa o del villaggio.

Gli studiosi hanno proposto anche una datazione Paleolitica per la statuina, in quanto tra i circa 7000 reperti ritrovati a La Marmotta, almeno altri due sono riferibili a questa data, ritrovati integri all’interno del villaggio, con alcune piccoli ritocchi legati al successivo riutilizzo. L’ipotesi prospettata fa riferimento al vicino sito, in prossimità del fiume Arrone, che nei depositi dei livelli di base contiene industria litica riferibile al Paleolitico Superiore e pertanto, la statuina insieme agli altri reperti, potrebbe essere stata trasportata da questo luogo nel villaggio neolitico ed utilizzata per il culto. A confermare questa ipotesi è lo studio stilistico della statuina e la sua comparazione con altre statuine datate al Paleolitico, studio condotto dall’archeologa Margherita Mussi che quindi la fa risalire al Paleolitico.

Il villaggio “La Marmotta è esteso ipoteticamente su una superficie di circa 2 ettari; l’area sommersa indagata è sulla sponda sud orientale del Lago di Bracciano, in una profondità compresa tra i 4 e gli 11 metri. Dalle analisi sono state riscontrate più fasi costruttive, a partire dalla prima metà del VI millennio a.C.; ad oggi, non è ancora certo il motivo per cui il sito venne abbandonato, probabilmente per il graduale mutamento delle condizioni climatiche che hanno spinto gli abitanti a spostarsi in un luogo più confortevole.

Le abitazioni sono costituite da capanne su pali di quercia, edificate sull’antica linea di riva, disposte allineate in modo ordinato e pianificato, con un tracciato orientato in direzione Nord-Sud e largo circa 2 metri, con diverse vie minori orientate verso Est-Ovest della larghezza di 1-1,50 metri. All’interno delle costruzioni c’è una partizione interna, segnalata dalla differente consistenza della pavimentazione, tra la porzione a sud, dove presumibilmente si svolgeva la vita quotidiana, e quella a nord, retrostante, destinata allo stoccaggio e forse al riparo di alcune specie di animali addomesticati. Tra i reperti sono stati trovati: numerosi vasi in ceramica di svariate forme per differenti usi (bicchieri, piatti, grandi contenitori per liquidi e granaglie), appartenenti alla cultura delle Ceramiche Impresse del medio Tirreno; strumenti in pietra (asce, accette, falcetti, macine, pendagli, perline), selci, ossa animali ed ossidiana, quest’ultima a testimonianza dei contatti commerciali con le isole Pontine e le Eolie; reperti che confermano l’esistenza di una vasta economia agricola (legumi, cereali, semi, frutti, ecc.; interessante il ritrovamento di papavero da oppio, probabilmente legato a pratiche di culto) e l’attività di caccia (resti di caprioli, cervi, cinghiali, pesci, ecc.); modellini di imbarcazioni in ceramica trovati all’interno delle capanne, legati probabilmente a pratiche di culto o sciamaniche (si tratta degli esemplari più antichi del genere in Europa). In una zona del villaggio, probabilmente adibita a cantiere navale, sono state individuate cinque piroghe ricavate ognuna da un unico tronco di quercia e rastremate verso prua; una di queste, la Marmotta 1, era ben conservata ed in corso di lavorazione. Questi ritrovamenti hanno dimostrato che, per i primi abitanti di Bracciano, il lago era fonte di sostentamento ma serviva anche per spostarsi da una parte all’altra e tali imbarcazioni erano costruite con estrema cura ed attenzione.

Note storiche

Il ritrovamento della statuina è avvenuto nell’ottobre del 2000, nel corso della campagna di scavo subacqueo di un edificio facente parte del villaggio neolitico perilacustre della Marmotta, al di sotto del pavimento dell’abitazione, sul primo livello archeologico soprastante l’argilla sterile di base; direttrice dello scavo era l’archeologa Maria Antonietta Fugazzola Delpino, Soprintendente Speciale al Museo Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. La statuina proviene dalla zona più antica dell’abitato, quella che era stata frequentata nel corso delle prime fasi di vita del villaggio risalenti alla prima metà del VI millennio a.C. La scoperta del villaggio neolitico è avvenuta in maniera fortuita, nel corso dei lavori di scavo condotti sul fondale del lago per conto dell’ACEA (Azienda Comunale Elettricità ed Acque di Roma) nella primavera del 1989 per l’impianto di un nuovo acquedotto. In conseguenza dal 1992 al 2006 (ed un breve intervento nel 2009), si sono succedute campagne di scavo subacqueo annuali, coadiuvate dalla Soprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma che hanno permesso di portare alla luce uno dei siti lacustri più importanti d’Europa.

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SCHEDA

Nome

Statuina di Bracciano (RM)

Oggetto

ManufattiStatuina femminile

Cronologia

Il Villaggio della Marmotta è datato al VI millennio a.C. ma la datazione della statuina è oggetto di una controversia sin dall’epoca del suo ritrovamento. Sebbene la statuina sia stata trovata in un contesto stratigrafico appartenente al Neolitico, in un periodo compreso tra il 5600 ed il 5150 a.C. circa, le sue fattezze stilistiche la riportano ad alcune delle statuine steatopigie del Paleolitico Superiore trovate in varie parti d’Europa. Inoltre in zona sono stati trovati altri reperti databili al Paleolitico Superiore, pertanto una ipotesi è che questi reperti siano stati ritrovati dalle genti Neolitiche e riutilizzati per i culti dell’epoca.

Datazione

Paleolitico SuperioreNeolitico

Regione

Lazio

Contesto ambientale

Area Esterna

Reperti esposti

Tutti i materiali raccolti nel corso delle varie campagne di scavo annuali condotte nel villaggio in località La Marmotta sono esposti al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma, presso il Museo delle Civiltà, in Piazza Guglielmo Marconi n. 14, Roma EUR – Tel. 06-549521 Fax 06-54952310

Stato di conservazione

La statuina è completa in tutte le sue parti, in perfette condizioni, non presenta particolari tracce di usura, tanto da aver fatto ipotizzare che sia stata messa nell’argilla del livello che la conteneva poco tempo dopo la sua fabbricazione

Dimensioni

Altezza cm. 4,8; larga ai fianchi, nel punto di massima espansione pari a cm. 2,2; pesa 22,44 grammi

Condizione giuridica

Proprietà Stato

Bibliografia

  1. Mario Mineo – “Il caso del sito neolitico sommerso de La Marmotta: dall’integrazione con il territorio al suo sfruttamento” – in La Preistoria del Cibo – 50ma Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria – 2015;
  2. Eugenio Cerilli, Maria Antonietta Fugazzola Delpino e Antonio Tagliacozzo – “Restauro e conservazione dei materiali ossei provenienti da scavi subacquei: L’esempio dell’insediamento neolitico de “La Marmotta” (Lago di Bracciano RM)” – in Atti del Convegno Nazionale di Archeozoologia – Asti 1997;
  3. Maria Antonietta Fugazzola Delpino e Orazio Tinazzi – Dati di cronologia da un villaggio del Neolitico antico. Le indagini dendrocronologiche condotte sui legni de La Marmotta (Lago di Bracciano – Roma) – 2013;
  4. Maria Antonietta Fugazzola Delpino e Nina Mauro – La seconda imbarcazione monossile del villaggio neolitico de La Marmotta – 2013;
  5. Maria Antonietta Fugazzola Delpino – “La piccola “dea madre” del Lago di Bracciano” – in Bullettino di Paletnologia Italiana – Roma 2000-2001;
  6. Maria Antonietta Fugazzola Delpino – Un tuffo nel passato. 8.000 anni fa nel lago di Bracciano – 1996;
  7. Maria Antonietta Fugazzola Delpino – La Marmotta Lazio – in Le ceramiche impresse nel Neolitico antico – Italia e Mediterraneo – a cura di Maria Antonietta Fugazzola Delpino, Andrea Pessina e Vincenzo Tinè – Roma 2002;
  8. Maria Antonietta Fugazzola Delpino – “La “Venere” del lago di Bracciano” – in L’Archeologo subacqueo – n. 3 di Settembre-Dicembre 2003.
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