Grotta dell’Addaura – Mondello (PA)

La scheda è stata curata da Elvira Visciola

Grotta dell’Addaura – Mondello (PA)

La scheda è stata curata da Elvira Visciola


Il complesso delle Grotte dell’Addaura è composto da 4 cavità principali, ubicate a circa 70 metri sul livello del mare del versante settentrionale del Monte Pellegrino fronteggiante il mare, a sud est della spiaggia di Mondello; le grotte sono tutte di interesse archeologico: Addaura 1 o Perciata (la più grande in assoluto, visibile anche da lontano), Addaura 2 o Caprara, Addaura 3 o Grotta delle Incisioni e la Grotta dei Bovidi o Antro Nero. Alcune di esse sono ricche di utensili di selce e quarzite (strumenti utilizzati per la caccia) e di ossa fossili della fauna pleistocenica come elefanti nani ed ippopotami (Grotta Caprara e Antro Nero che hanno importanza paletnologica e paleontologica); altre presentano fenomeni carsici interni (Grotte Perciata e Caprara che hanno importanza speleologica); solo le ultime due presentano immagini graffite ed incisioni risalenti a circa 14.000-20.000 anni fa. Nell’Antro Nero sono raffigurate svariate specie di animali (bovini, cervi e cavalli selvatici), mentre l’Addaura III rappresenta la più alta testimonianza di arte parietale del Paleolitico Superiore per la presenza di figure umane particolari, sia per il modo in cui sono tracciate (con un realismo impressionante) che per il significato enigmatico delle scene rappresentate.

Le più importanti incisioni sono sulla parete di fondo e su quella sinistra; sono ad un’altezza da un minimo di ml 1.50 ad un massimo di ml 3.90 da terra, pertanto, presumibilmente l’originale livello di occupazione doveva essere molto più alto dell’attuale. Le pareti ricevono sufficiente luce dall’esterno, proprio perché la grotta è di piccole dimensioni, verosimilmente utilizzata come luogo di culto. La superficie rocciosa ha subito nel corso del tempo una evidente erosione carsica dovuta all’acqua di stillicidio che rende difficoltosa la lettura dei graffiti; sulla parete sinistra invece, molti graffiti sono stati erosi dagli stessi paleolitici per sovrapporre altri graffiti, cancellando quindi la parte più antica delle raffigurazioni di cui restano solo i solchi più profondi. Proprio i graffiti rappresentati su quest’ultima parete sono quelli che hanno suscitato maggiore interesse: sono raffigurate undici figure umane ed una animale, legate fra loro in due composizioni. Nella prima composizione vi sono dieci figure maschili ed una femminile. Le figure maschili sono tutte a corpo nudo, in atto di danzare o stanti, con la massa muscolare ben pronunciata che mette in risalto glutei, gambe e polpacci, mentre mancano del tutto le mani ed i piedi; di queste otto con la testa ricoperta da una maschera a becco d’uccello (da alcuni interpretata anche come una barba appuntita) con una folta capigliatura e due personaggi itifallici, che costituiscono il fulcro della scena e che danno luogo ad interpretazioni varie. Questi ultimi sono in una posizione completamente diversa dagli altri, considerati distesi a terra o colti in un volteggio aereo, con i corpi più snelli, calvi, con un pene di forma triangolare e di dimensioni maggiori rispetto alle altre figure, secondo un’interpretazione perché hanno un astuccio legato in vita da un laccio che protegge l’organo durante l’esecuzione dei salti acrobatici. Secondo alcuni si tratta di un rito di iniziazione o di un rito per la fecondità, per altri di una gara acrobatica, per altri ancora di un sacrificio umano per il particolare interpretato come un auto-strangolamento, dovuto alla presenza di due segmenti, uno tra la spalla e le natiche del primo personaggio e l’altro tra la spalla ed i piedi del secondo personaggio, che fanno pensare alla posa degli “incaprettati”. Il personaggio femminile è invece immobile ed assiste alla scena con qualcosa che penzola lungo le gambe, forse un sacco vuoto; il personaggio è stato inteso come femminile sia perché ha un’incisione all’altezza del seno che non compare nelle altre figure e sia perché ha la testa tondeggiante che è simile ad un’altra figura femminile in evidente stato di gravidanza che porta un sacco sulle spalle, rappresentata nella seconda composizione. In quest’ultima, compare anche una figura maschile dietro un grande daino galoppante, con le zampe posteriori fortemente ripiegate come se si stesse arrampicando; alle spalle c’è la figura femminile menzionata insieme ad altre due figure maschili che camminano in senso contrario l’una all’altra.

In basso sono disegnati diversi animali sparsi sulla parete, in parte disegnati completi ed in parte solo accennati: una cavalla con il puledro che emerge a metà corpo sul suo dorso, un cavallo senza testa al quale si sovrappone un bovide e parti di altri cavalli ed infine un cerbiatto in corsa. In generale queste rappresentazioni graficamente non hanno lo stesso valore di quelle umane, sia per la qualità del tratto che per l’espressività delle figure.

Un’altra interessante interpretazione della scena menzionata nella prima composizione è quella descritta dalla paleontologa Maria Laura Leone nel suo libro “La fosfenica Grotta dei Cervi” (2009) secondo cui le figure sono state concepite come fossero in movimento ed i diversi personaggi che danzano attorno ai due uomini distesi per terra sono in realtà uno o due personaggi con la maschera a becco d’uccello, nell’atto di una pratica sciamanica rivolta verso l’unico personaggio a terra, raffigurato in una doppia posizione, probabilmente in preda a convulsioni o addirittura un attacco di epilessia, tipico di chi veniva prescelto come sciamano. I graffiti presenti sulla parete di fondo della grotta sono tutti di animali, cervi e cavalli, a tratti non precisamente identificabili a causa dell’erosione dovuta all’acqua di stillicidio.

Note storiche

Il complesso delle grotte dell’Addaura furono oggetto di indagine già dalla seconda metà dell’800, quando nella Grotta Addaura Caprara vennero rinvenute ossa di cervo, di cavallo e di bove, armi in selce e pietra, carbone, resti di elefante. Ulteriori ricerche furono effettuate nel 1946 ad opera del Soprintendente siciliano Jole Bovio Marconi con la collaborazione del Prof. Bernabò Brea i quali confermarono la presenza in loco di un insediamento di cacciatori paleolitici sin dall’epoca mesolitica; costoro si erano cibati di molluschi marini e terrestri, di vegetali, cacciando e lavorando in un contesto agro-pastorale.

La Grotta dell’Addaura III all’epoca delle indagini venne utilizzata come deposito per gli attrezzi da scavo, ma nessuno percepì l’esistenza del tesoro in essa contenuto; solo nella primavera del 1952 vi fu la scoperta delle incisioni rupestri paleolitiche, motivo che ha fatto conoscere queste grotte al mondo scientifico internazionale. La loro scoperta è legata ad un aneddoto, raccontato da Giovanni Mannino, all’epoca dei fatti dipendente della Soprintendenza di Palermo. I graffiti in realtà erano stati già scoperti da un cercatore di tesori, tale Giovanni Cusimano che però non aveva mai riconosciuto il reale valore della sua scoperta. Fu solo dopo un fortuito incontro in loco con Giosuè Meli (all’epoca assistente della Soprintendenza, colui che dal 1949 aveva effettuato gli scavi alla Grotta del Genovese nell’Isola di Levanzo) e Giuseppe Saccone (appassionato di archeologia) che il signor Cusimano decise di mostrar loro la Grotta dell’Addaura III, laddove finalmente si svelava alla conoscenza del mondo il pannello graffito. Subito dopo venne informato il Soprintendente Jole Bovio Marconi che da quel momento si attivò per studiare e tutelare questo patrimonio. Nel 1956 vennero effettuati gli scavi che determinarono il periodo di frequentazione del sito, dal Paleolitico Superiore al Mesolitico.

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SCHEDA

Nome

Grotta dell’Addaura – Mondello (PA)

Oggetto

Pitture o graffiti rupestri

Cronologia

Il complesso delle Grotte dell’Addaura è dunque la testimonianza del più antico insediamento umano ad oggi individuato nel Golfo di Mondello, riferito ad un gruppo di cacciatori paleolitici che qui hanno vissuto dall’Epigravettiano finale fino al Mesolitico. Si cibavano di molluschi marini, cacciagione e vegetali e utilizzavano strumenti litici in un contesto agro pastorale.

Località del ritrovamento

Grotte dell’Addaura, Monte Pellegrino, Mondello – Provincia di Palermo

Regione

Sicilia

Contesto ambientale

Grotte

Reperti esposti

Gran parte degli oggetti ritrovati all’interno delle grotte (orci, vasellame, frammenti ceramici e ossa fossilizzate) sono conservati presso il Museo Archeologico “Antonio Salinas” di Palermo, mentre i resti dell’elefante nano rinvenuti nei livelli più profondi della grotta ad ovest sono stati ricomposti e resi visibili presso il Museo di paleontologia e geologia Gaetano Giorgio Gemmellaro di Palermo.
Museo Archeologico Antonio Salinas – Piazza Olivella – Palermo (PA) – Tel. 091-6116805.
Museo Gaetano Giorgio Gemmellaro – Corso Tukory 131 – Palermo (PA) – Tel. 091-23864665

Stato di conservazione

La grotta, gestita dalla Soprintendenza di Palermo, è stata visitabile fino al 1997 quando, al termine della visita di una scolaresca, il custode si accorse della caduta all’esterno di alcuni blocchetti di roccia dalla falesia soprastante; le visite furono da allora sospese, era il 31 ottobre 1997. Vari sono stati i tentativi di messa in sicurezza dell’area esterna al fine di garantire la fruizione della grotta che di per sé non presenta problemi, né per la salvaguardia dei graffiti e né per l’incolumità delle persone. La soluzione ad oggi non è stata ancora trovata, anche perché non sarà semplice mettere in sicurezza il sentiero di accesso alle grotte con un sistema che annulli il rischio di caduta massi, nel rispetto della natura dei luoghi e della sostenibilità dei costi

Condizione giuridica

Proprietà Stato

Bibliografia

  1. Giuseppe Bolzoni – “Nuove osservazioni sulle incisioni della Grotta Addaura del Monte Pellegrino (Palermo)” – in Atti Soc. Tosc. Sci. Nat. – Serie A – 92 (1985) pagg. 321-329;
  2. Jole Marconi Bovio – “Interpretazione dell’arte parietale dell’Addaura” – in Bollettino d’arte – 1953;
  3. Giovanni Mannino – “I graffiti parietali preistorici della Grotta Addaura: la scoperta e nuove acquisizioni” – in Atti della XLI Riunione Scientifica – San Cipirello (PA) 16-19 novembre 2006 – Firenze 2012 – pp. 415-422;
  4. Giovanni Mannino – Monte Pellegrino nella Preistoria, nuovi dati 2017;
  5. Giovanni Mannino – Guida alla preistoria del palermitano 2008;
  6. Stefano Vassallo, Rosa Maria Cucco – Archeologia i siti costieri 2015;
  7. Antonino Filippi – I danzatori dell’Addaura. Le radici preistoriche della religiosità in Sicilia – Il Sole Editrice – Erice 2015;
  8. Francesca Minellono – “Annotazioni sulle immagini antropomorfe bidimensionali del Paleolitico italiano” – in Rivista di Scienze Preistoriche – XLIX – 1998 – pp. 83-101;
  9. Sebastiano Tusa e Francesco Mannuccia – “Il restauro dei graffiti nelle Grotte dei Bovidi o Antro Nero (Addaura) e Niscemi: un’occasione di studio” – in Rivista di Scienze Preistoriche – XLIX – 1998 – pp. 175-194;
  10. Franco Mezzena – “Nuova interpretazione delle incisioni parietali paleolitiche della Grotta Addaura a Palermo” – in Rivista di Scienze Preistoriche – XXXI – 1976 – pp. 61-85;
  11. Matilde Vigneri – “Narrazione, comunicazione, trasmissione nell’arte preistorica. Una lettura psicoanalitica” – in Arte e comunicazione nelle società pre-letterate – XXIV Valcamonica Symposium 2011 – Capo di Ponte (BS) 13-18 luglio 2011 – pp. 464-470.
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