Un sito d’interesse nell’investigazione della transizione Neanderthal-Sapiens, la Grotta di Rio Secco si trova nel paesaggio carsico vicino a Clauzetto, in Friuli-Venezia Giulia. Comprende un riparo profondo da sei a sette metri posto sopra una galleria piena di detriti. La grotta, una tra diversi siti paleolitici esistenti sull’Altopiano di Pradis, non era un sito di abitazione primaria ma di rilevanza per l’attività nomadica di caccia. Ripetute campagne di scavo hanno prodotto una raccolta considerevole di resti di animali preistorici e manufatti in pietra.
Gli scavi hanno rivelato un numero di strati e sotto strati fino a una profondità di oltre tre metri, molti dei quali includono prove della presenza e attività umana. Gli strati si estendono sia nel riparo che nella cavità primaria e comprendono: la superficie di camminamento; uno strato con manufatti di selce non-locale di età gravettiana; uno strato di grosse pietre con tane di marmotta ed uno successivo mescolato con selci musteriane, ossa, e carboni sparsi per l’attività in grotta delle marmotte; uno strato più antico che include una grande quantità di resti di ungulati e di orsi insieme a ossa, carboni e strumenti di pietra che mostrano l’uso del fuoco nella lavorazione.
I resti degli animali ci raccontano molte cose sull’attività umana e sull’ecosistema paleolitico nella zona. I resti di camoscio, stambecco e marmotta trovati negli strati più recenti suggeriscono il clima freddo dell’ultimo periodo glaciale. Complessivamente ci sono meno reperti di animali da preda che predatori, tra cui predominanti quelli dell’orso di caverna, mettendo in evidenza sia l’ibernazione dell’orso che l’attività umana.
Dai reperti di uccelli sappiamo che il paesaggio era caratterizzato da foreste di conifere e — sopra la linea degli alberi — da prato alpino con affioramenti rocciosi, un ecosistema di acque e che gli uccelli venivano usati come cibo nel Gravettiano; mentre i Neanderthal si sono trovati sia nella foresta temperata fredda (indicata da cervi, alci e cinghiali) che in ambienti prativi alpini (sede di lupi, capre, e bisonti) con acque correnti e/o zone umide. Sia predatori che prede (soprattutto orsi bruni e di caverna) venivano cacciati dagli umani come evidenziato dalle ossa tagliate durante la macellazione e frantumate per la raccolta del midollo. Strumenti in osso per scheggiare la selce sono stati trovati negli strati del Musteriano, insieme a selci, raschietti e strumenti in pietra grezza provenienti da fiumi e torrenti locali. Le selci gravettiane erano di pietra più fine, di provenienza sia locale che da siti posti ad una certa distanza. Significativamente, tra i materiali neandertaliani è stato trovato un astragalo di aquila reale che era stato tagliato deliberatamente per isolare l’artiglio per uso simbolico.
Tali scoperte – confermate dalle ricerche a seguito dello scavo del 2023 – sono rare in Europa, il che evidenzia l’importanza del sito della grotta come risorsa culturale e di ricerca scientifica. Mentre la biologia molecolare ci ha dimostrato in modo inequivocabile che Neanderthal e Sapiens si ibridarono, sono necessarie ulteriori ricerche archeologiche e paleoantropologiche per indagare gli aspetti culturali di tale ibridazione. Ci sono paralleli tra le complessità strutturali del cambio sociale nel Paleolitico e quelle del tempo attuale e, comprendere più a fondo questi lontani antenati e antenate, può fornire informazioni pertinenti ai cambiamenti collettivi che affrontiamo ora come comunità globale.Nota dell’autrice: Desidero esprimere i miei più sentiti ringraziamenti al prof. Peresani e al team archeologico dell’Università di Ferrara per il privilegio di aver potuto partecipare allo scavo nella Grotta del Rio Secco.
Note storiche
La ricerca archeologica, sotto la guida del professore Marco Peresani dell’Università di Ferrara, è iniziata nel 2002, mentre lo scavo più recente è avvenuto nell’autunno del 2023.
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