Statuina femminile steatopigia del V millennio a.C. in postura stante. Le gambe sono fuse con i glutei, le braccia sono rigidamente distese lungo i fianchi, il bacino è rappresentato a triangolo. Il volto presenta lo schema facciale a T (linea degli occhi ortogonale alla linea del naso). La testa, con sommità appiattita, presenta un copricapo cilindrico piatto tripartito, con copri-orecchie decorati da un motivo di linee spezzate e semicerchi in rilievo. Dai copri-orecchie pendono due bande sfrangiate che incorniciano il volto, mentre un’ulteriore banda scende dal copricapo sulla nuca.
La statuina proviene da Cuccuru S’Arriu (Cabras), dove fu rinvenuta alla fine degli anni ’70 durante uno scavo in un’ampia necropoli ipogeica del Neolitico Medio (cultura di Bonu Ighinu). All’interno delle 19 tombe che formavano la necropoli furono ritrovate statuine femminili di stile volumetrico-naturalistico con testa cilindrica e volumi di busto e cosce molto accentuati, posizione stante e mani aperte lungo i fianchi. La Dea Madre di Cuccuru S’Arriu fu ritrovata nella tomba 386, una tomba a camera circolare scavata nell’arenaria con pozzetto verticale d’accesso. La collocazione di questi idoletti all’interno delle tombe faceva parte di un preciso rituale: la persona defunta era deposta in posizione fetale con la statuina posizionata nella mano destra e il corredo funerario era disposto attorno al corpo. All’interno di una ciotola all’interno della sepoltura sono state ritrovate due conchiglie aperte che presentano residui di ocra rossa le cui tracce sono presenti anche su scheletro e corredo. Si ritiene che queste tracce attestino un momento del rituale in cui il corpo della persona defunta veniva cosparsa di ocra. Il colore rosso richiama il sangue e il suo simbolico legame con la vita e la rigenerazione. La presenza delle statuine femminili è questione complessa e dibattuta. Fra le ipotesi più diffuse c’è quella che vede in questi idoli la rappresentazione di una divinità femminile depositaria del segreto dell’eterno ciclo di morte e rinascita. Questa statuetta appartiene al culto della Dea Madre che era diffuso in Sardegna.
Note storiche
Il sito di Cuccuru is Arrius è stato esplorato con intenzioni scientifiche per la prima volta da Tito Zanardelli, tra il 1898 e 1899; in seguito, esplorazioni più approfondite avvennero ad opera dell’Atzeni negli anni ‘60 del 900 e tra il 1978 ed il 1980 ad opera della Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari ed Oristano insieme all’Università di Cagliari. La statuina fu rinvenuta proprio in occasione di queste esplorazioni, all’interno della tomba 386 che faceva parte dell’ampia necropoli ipogeica datata al Neolitico Medio (cultura di Bonu Ighinu).
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