I simboli
Grotta Chauvet (ph. C. Cohen, 2003)

La Dea come uccello

Tratto da: Anne Baring e Jules Cashford – IL MITO DELLA DEA – Le origini: la Dea Madre paleolitica – Venexia ottobre 2017

L’uccello che spunta da un cielo lontano è sempre stato un messaggero di meraviglia, incarnazione visibile del mondo invisibile. In molti miti dell’Età del Bronzo, l’uovo cosmico dell’universo era deposto dalla Madre Uccello Cosmica, e il suo dischiudersi segnava l’inizio dello spazio e del tempo. Il pendente d’avorio proveniente da Dolni Vestonice della FIGURA 1, è il pezzo centrale di una collana di pendenti incisi nell’avorio di una zanna di mammut. La figura ha un lungo collo, niente volto e due seni, che potrebbero anche essere interpretati come ali di uccello, poiché il segno di uno chevron a doppia V, inciso in esse, come i solchi sulle estremità inferiori assomigliano alle marcature a strisce di molti uccelli.

Figura 1 – Pendente in avorio di mammut di Dolni Vestonice (ph. C. Cohen, 2003)

Quest’immagine anticipa figure simili dell’Era Neolitica (10.000-3.500 a.C.), quando il potere e la protezione dell’unica Dea Madre era chiaramente differenziato in tre aree: Cielo o Acque Superiori, Terra o Acque Inferiori, Acque sotto la Terra. Come l’arte evidenzia, la nozione di “mondo sotterraneo”, con le sue connotazioni di oscurità, assenza di vita e pericolo, non era presente prima dei traumi e dell’anarchia della tarda Età del Bronzo.

La Dea neolitica delle Acque Superiori è la Dea Uccello che porta la pioggia e dà la vita, proprio come secoli dopo si credeva che gli uccelli portassero tempesta o fossero il segno della tempesta in arrivo. La cicogna, che nel folclore porta i bambini attraverso il cielo, un tempo era la cicogna che riportava la primavera, la rinascita dell’anno. La Dea neolitica della FIGURA 2 ha la testa di un uccello e talvolta le ali; altre volte il suo corpo si trasforma in vasi o recipienti che contengono le acque della vita, la sua faccia d’uccello che fissa l’esterno, e torrenti di pioggia che li attraversano. Tra queste due immagini passano 15.000 anni. …

Figura 2 – Signora neolitica di Sesklo (ph. H. Sturzl, 2019)

La Dea come luna

… Possiamo immaginare che, per queste prime popolazioni della storia dell’umanità, la luna, come l’intera natura, fosse percepita come la Dea Madre, e perciò le sue fasi divennero fasi della vita della Madre. La luna crescente era la ragazzina, la vergine; la luna piena era la donna gravida, la madre; la luna che si oscura era la vecchia saggia, la cui luce risiede all’interno. …

I miti che hanno per protagonista la luna sono diffusi in tutto il mondo. In molti di essi i ritmi dei cicli lunari simboleggiano un disegno che si rispecchia nella vita umana, un sentimento ritratto nella scultura della Dea di Laussel (FIGURA 3). Nelle fasi ritmiche di luce e oscurità le tribù paleolitiche devono avere scorto un modello di crescita e decadimento che si rinnovava senza fine, e ciò deve aver infuso in loro fiducia nella vita. Nella luna crescente hanno percepito la crescita della vita; con la luna piena si sono meravigliate davanti all’accrescimento della nuova vita; con la luna calante hanno pianto il ritirarsi della vita, l’allontanamento della dea; infine, nell’oscurità del novilunio, hanno desiderato il suo ritorno e il ritorno della luce. Col passare del tempo, hanno acquisito fiducia nel riapparire della luna crescente, riconoscendo l’oscurità come un momento di attesa prima del risorgere della nuova vita. Devono aver sentito la morte come un ritorno nello scuro grembo della Madre e creduto che sarebbero rinati, proprio come la luna.

Figura 3 – Dettaglio della Signora di Laussel (ph. E. Visciola)

… Guardavano la gestazione e la nascita, la crescita e la morte di ogni animale con un ritmo prevedibile. Le loro stesse vite seguivano quell’identico schema ritmico, mentre una stagione si trasformava in un’altra. In estate seguivano gli animali e le loro vite erano concentrate sulla caccia. In inverno, quando i giorni brevi e il freddo artico rendevano difficile cacciare, si rintanavano all’interno delle caverne, dove divenivano esperti nell’arte di fabbricare utensili. C’era una stagione per fabbricare gli attrezzi e una per utilizzarli, una per trasformare pelli e pellicce in indumenti e un’altra per uccidere gli animali che le fornivano. In estate erano lieti del calore crescente e dello svilupparsi della vita, mentre in inverno, attorno al fuoco, raccontavano forse le storie che sono giunte a noi come miti, leggende e favole. I loro riti erano scanditi dalle stagioni e promettevano la fertilità degli animali, il successo della caccia e il superamento del terribile freddo dell’inverno. …

Era la misura dei cicli del tempo e della connessione e influenza tra il celestiale e il terreno. Governava la fecondità delle donne, le acque del mare e tutte le fasi di crescita e diminuzione. Le stagioni si susseguivano l’un l’altra in sequenza, così come le fasi della luna. Era l’immagine duratura dell’innovamento nel tempo e della totalità senza tempo, perché ciò che apparentemente veniva perso con la luna calante si rinnovava con la luna crescente. … Così, analogamente, la vita e la morte non dovevano essere percepite come opposti, ma potevano essere riconosciute come fasi che si succedevano l’una all’altra in un ritmo senza fine. Non sorprende, dunque, che la mitologia lunare precedesse quella solare in molte, se non tutte, le parti del mondo. …

Come la luna moriva e ritornava di nuovo alla vita, così il serpente mutava pelle e tuttavia rimaneva vivo. Il serpente doveva essere già diventato ciò che sarebbe sempre stato in seguito: un’immagine di rinascita e trasformazione.

La Dea della morte e della rinascita

Più di 100.000 anni fa, durante il periodo interglaciale Riss-Wurm (186.000-75.000 a.C.), le sepolture dell’Uomo di Neanderthal lasciano intendere che la coscienza umana avesse già sviluppato la capacità di riconoscere la morte e di darle lo status di un mistero che richiedeva riti solenni. Sono stati trovati dei corpi, alcuni vecchi di 60.000 anni, sistemati in posizione fetale e rivolti a est (la direzione del sorgere della luna piena, dell’ultima falce e del sorgere del sole), coperti di fiori e cosparsi di ocra rossa che mimava, forse, il rinnovamento del sangue e l’accelerazione della forza vitale verso una nuova vita.

Quando il segno della vulva è inciso su un disco lunare e viene trovato in una tomba può esservi una coincidenza di significati in cui la vulva che fa nascere diviene il grembo della rinascita. … Il modello lunare suggerisce che gli esseri umani, quando muoiono, spariscono come la luna dal mondo dei viventi, forse per rinascere in un altro mondo, forse per ritornare a questo. Qui, l’utero della Dea si riprende la vita che aveva dato, in modo che possa nascere di nuovo. …

Spirali e greche

Spirali e greche simboleggiano la sacra via per avvicinarsi alla dimensione invisibile, allo stesso modo del passaggio labirintico attraverso la caverna. Si trovano incise sulle figurine della Dea, oppure sopra o intorno alle immagini di animali scolpiti su corna, pietra e osso, o sulle pareti delle caverne. FIGURA 4

Figura 4 – Dolmen dell’Isola di Gavrinis (ph. C. Cohen, 2003)

… Figure di dee, immagini della luna, corna crescenti di bisonti e tori, uccelli, serpenti e animali selvatici, decorazioni acquatiche o ali d’uccello, greche, labirinti e spirali appaiono anche nei miti e nelle immagini delle epoche successive. Tutti questi elementi indicano una cultura con una mitologia altamente sviluppata, i cui racconti sono andati perduti da molto tempo ma le cui tracce sono ancora presenti nelle affascinanti tortuosità delle fiabe. La sopravvivenza miracolosa di queste immagini della Dea Madre attraverso 20.000 anni è il testamento di una cultura sorprendentemente unificata, o quanto meno il nesso di una credenza diffusa durata molto più a lungo rispetto alle religioni successive fondate su un Dio Padre maschile. …

Come osserva Riane Eisler nel suo prezioso libro Il calice e la spada, l’arte paleolitica “rivela tradizioni psichiche che dobbiamo capire se vogliamo sapere non solo com’erano gli esseri umani, ma anche come possano essere diventati”.

Tratto da: Anne Baring e Jules Cashford – IL MITO DELLA DEA – Le origini: la Dea Madre paleolitica – Venexia ottobre 2017.

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