Stilisticamente differente dalla Statuina Neolitica di Gaban, questa proviene dallo strato mesolitico: è una statuina femminile scolpita in bassorilievo su supporto di corno rosso di cervo, con dettagli anatomici molto realistici, raffigurata in posizione eretta con le braccia distese lungo i larghi fianchi; ha ventre prominente, quasi a coprire il triangolo pubico, e due seni cascanti, le gambe sono divise da un solco longitudinale ed i piedi appena abbozzati; il volto è senza lineamenti, con una tecnica del non-finito su modello stilistico delle “veneri” del Paleolitico Superiore di gran parte d’Europa. E’ stata ritrovata nel 1974 durante gli scavi diretti da Bernardo Bagolini alla base dello strato tardo Castelnoviano (facies culturale mesolitica che prende il nome dal centro francese di Chateauneuf-les-Martigues, vicino Marsiglia).
Altri reperti facenti parte dello stesso strato Mesolitico sono:
- un frammento di spatola di corno di cervo, decorata con motivi geometrici incisi, probabilmente utilizzato come sgrassatore di pelli;
- conchiglie marine, del tipo Columbelle forate, ritrovate in 29 esemplari, probabilmente provenienti dall’Adriatico, insieme a Cyclope neritea, ad un esemplare di Dentalium, a denti atrofici di cervo, a perle realizzate con grandi vertebre di pesce, tutti elementi utilizzati come ornamento, ma non si sa esattamente come venivano portati, se al collo o alla cintura, indossati da uomini, donne o bambini, se facevano parte di parure personali o se erano oggetti deposti in offerta a scopo propiziatorio;
22 pezzi di ocra rossa del diametro di 1 cm.; l’uso di ocra rossa era particolarmente diffuso nel Paleolitico Superiore ed il ritrovamento effettuato in zona testimonia l’uso diffuso anche nel Mesolitico.
Note storiche
Il Riparo Gaban si trova in località Piazzina di Martignano, nella periferia a nord est della città di Trento, su un’area pianeggiante posta sotto una sporgenza di roccia naturale di circa 10 metri di altezza, 6 di profondità e 60 di lunghezza. La particolare esposizione, protetta dai venti del nord, ha favorito la frequentazione del sito in età preistorica, attestata con una certa continuità dal Mesolitico (7500 a.C.) al Bronzo medio (1600 a.C.). I primi sondaggi sono iniziati nel 1962 quando, il Direttore del Museo locale degli Usi e Costumi Giuseppe Sebesta, incuriosito dai reperti ceramici che affioravano in loco, ha effettuato il primo scavo esplorativo senza però alcun risultato. La prima vera campagna di scavo è iniziata solo nel 1970, sotto la direzione di Bernardo Bagolini, allora Direttore della sezione di Preistoria del Museo di Scienze Naturali, proseguita con campagne annuali fino al 1981, grazie alla disponibilità del proprietario del sito, il signor Richetto Pasquali, soprannominato Gaban per via del fatto che amava portare un “Gaban”, un mantello, che quindi ha dato il nome al riparo. Sin da subito è stata realizzata una struttura di copertura dell’area di scavo, consentendo così l’allestimento di un cantiere permanente, che ha messo in luce un’imponente sezione stratigrafica di circa 6,00 ml ancora visibile in loco; si rileva che ancora oggi non è stato raggiunto il livello base del Mesolitico. Tra il 1982 ed il 1985 gli studi sono stati approfonditi sul livello mesolitico, sotto la direzione di Bernardo Bagolini, Alberto Broglio e Stephan Koslowski. Dal 2007 gli scavi sono sotto la direzione di Annaluisa Pedrotti dell’Università degli Studi di Trento, con la collaborazione di Diego Angelucci e Fabio Cavulli. L’area oggetto di scavo è posta a ridosso del riparo, su una superficie di circa 60 mq, divisa in 5 settori; sono stati trovati numerosi oggetti d’arte, sia nei depositi del Mesolitico che del primo Neolitico facendo così del Riparo Gaban uno dei principali siti di riferimento a livello internazionale per lo studio del processo di neolitizzazione, ossia del passaggio dai gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori ai gruppi sedentari di allevatori-agricoltori.
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