In totale sono state individuate trentuno pitture in colore nero ed una in colore rosso, distribuite lungo tutta l’estensione della parete rocciosa, alternate con zone annerite ed erose da muffe e licheni causati da modeste fuoriuscite d’acqua. Le figure presenti sono classificabili sostanzialmente in tre categorie: strutture a motivi scaliformi (al momento gli unici noti finora nelle pitture rupestri dell’Italia centro-meridionale), simboli circolari/spiraleggianti, figure antropomorfe arboriformi o triangolari. Tutte le pitture sembrano essere attribuibili all’Età del Rame.
In particolare ci si concentrerà sulle figure antropomorfe. Una di esse sembra una rappresentazione femminile realizzata tramite l’unione di due triangoli (a rappresentare la testa e il resto del corpo), di cui il superiore a colore pieno, e l’inferiore tracciato con linea di contorno e tagliato da un piccolo tratto verticale (Fig.1.2); le braccia sono rappresentate distese orizzontalmente (il braccio sinistro è coperto in parte da una concrezione). Questa iconografia trova stretti confronti con la penisola iberica.
Nell’altra (Fig.1.1), definibile arboriforme, o a phi greco dimezzato, Tommaso Mattioli evidenzia il braccio destro appoggiato al fianco, il braccio sinistro orizzontale e in cui sono tracciate le dita, le gambe divaricate con piccoli tratti che ricordano un motivo frangiato o un ornamento del vestiario, i piedi anche con l’indicazione delle dita (quindi notiamo mani e piedi ad artiglio) e la testa sormontata da un motivo crestato forse un’acconciatura; viene evidenziato anche un oggetto sulla sinistra simile ad un’ascia-martello in posizione simmetrica.
Per ultimo, un simbolo a T (Fig.1.3), che potrebbe rientrare nella categoria delle figure antropomorfe schematiche ramiformi: in questo caso, i segmenti orizzontali più corti e perpendicolari all’asse verticale sono solo due. Per quanto riguarda i confronti, si possono effettuare con alcuni esemplari dipinti soprattutto in colore rosso, e appartenenti al repertorio dell’arte rupestre schematica della penisola Iberica e generalmente datati tra il Neolitico e la prima età del Bronzo. Relativamente alle tecniche di esecuzione, come anche nel caso delle pitture del Riparo di Pale e del Riparo delle Mummie, è stato evidenziato che le pitture in colore nero sono caratterizzate da un tratto discontinuo, a causa dell’irregolarità della superficie rocciosa; mentre la totalità delle pitture in colore rosso sono eseguite in modo più accurato e con una colorazione uniforme, verosimilmente attraverso una sorta di pennello e l’uso di un colorante fluido.
Note storiche
Dal punto di vista geografico queste località presentano, col resto dei siti finora individuati in Italia centrale, alcune caratteristiche comuni in cui sono probabilmente riconoscibili i fattori di scelta dei luoghi. Si tratta infatti sempre di siti situati in aree montuose appenniniche interne, per lo più presso la confluenza tra piccole valli ed importanti corsi fluviali (fiume Nera, Menotre, etc). In generale quindi si può notare che queste rappresentazioni sono comuni a tutto il territorio, soprattutto in siti che si trovano in posizioni specifiche geografiche, come punti di transito o di controllo dei territori, su pareti rocciose o in piccoli ripari con difficile accesso ma posti in posizioni che dominano alture, vie di transito o valichi di montagna, e presentano gli stessi simboli ricorrenti, presenti tra l’altro in vaste aree in tutta Europa. Nel caso del Riparo dello Schioppo il sito è orientato a Sud-Ovest, si trova a 475 m di quota, e sovrasta il corso d’acqua del Casco, sull’antica via di collegamento tra Spoleto e Monteleone; ha circa 150 m di sviluppo e 15 m di altezza, con parete sporgente quasi completamente liscia. Infatti, in questo caso, raro, le raffigurazioni ritrovate sono situate lungo pareti verticali estese ma prive di copertura.
La località è abitata fin dall’epoca preistorica; fino al 2006 nel paese vivevano due sole abitanti, madre e figlia, ma adesso il piccolo insediamento è completamente deserto.
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