Le Dee Maghe dalla classicità al medioevo: da Circe a Morgana

Le Dee Maghe dalla classicità al medioevo: da Circe a Morgana

di Sarah Perini

Tratto da Marija Gimbutas Vent’anni di studio sulla DeaAtti del Convegno omonimo – Roma 9-10 maggio 2014 – Progetto Editoriale Laima – Torino

Circe

Circe ritratta su un vaso greco, conservato a Taranto, Museo Nazionale

La Marconi riconosce nella figura di Circe e in quella di Medea non solamente le più famose maghe dell’antichità bensì delle dee, focalizzando la propria attenzione non sulla loro possibile umanità, ma sui loro aspetti divini. Per lei esse sono: dee in quanto maghe e maghe in quanto dee, poiché la virtù magica è fondamento di tutti i poteri della grande divinità mediterranea”.
La figura di Circe fu portata in Italia da popoli di origine mediterranea come i Colchidi, emigrando con essi e trovando accoglienza in terre dove già fiorivano figure simili. Circe è presente sia in Oriente che in Occidente e ciò è testimoniato dal fatto che le Aiaie e i Circei sono riscontrati dalla Colchide all’Italia, in Mesopotamia e secondo la Marconi anche in India (Kerketai e Kolkhoi popoli indiani).
Il Kyrkaion polypharmakon è il monte Circeo italiano sul quale cresce il giardino delle erbe medicinali di Circe. Il Kirkaion pedion è invece il pianoro Circeo nella regione caucasica della Colchide dedicato ai morenti, dove la figura di Circe era quella di Signora della Morte accanto a Hecate.
Aia è un’antica città greca in Tessaglia irrigata dal fiume Axios che attraversa Grecia e Macedonia, la parola “aia” prese il significato di terra irrigata e fertile e nacque l’aggettivo “aiaia” epiteto di Circe: “la Dea e la Maga della Terra Fertile”; infine, Aiaia divenne un toponimo che indicava “l’Isola di Circe”, il luogo in cui ella dimorava nel suo giardino delle erbe di guarigione.
La Marconi associa Circe e Medea, per similitudine di caratteristiche e provenienza dall’antico substrato medi-terraneo, alle figure più propriamente italiche quali Feronia, Angizia, Bona Dea Diana, Marica ed anche ad Artemide.
Tutte queste figure condividevano: la signoria su terra, piante, animali; garantivano la guarigione al loro popolo attraverso l’uso delle erbe del loro giardino segreto all’interno del bosco; la signoria sui serpenti; l’essere dee, maghe, donne, sacerdotesse sapienti; la capacità di mutare la forma di sé stesse e degli uomini; il rapporto con paredri o eroi, l’eventuale rapporto con consanguinei; l’essere divinità eponime di terre e genti; l’essere Signore della vita e della morte.


Morgana

Edward Burne-Jones, Morgan Le Fay, 1862, olio su tela, 1862, Leighton House Museum

Il limite dell’estensione territoriale a nord della figura della Dea mediterranea analizzato dalla Marconi sono le Isole Britanniche, il limite temporale è il Medioevo; nelle figure delle maghe e sacerdotesse, di Morgana e della Dama del Lago, essa ritrova la complessità di attributi e il potere autonomo e compiuto del matriarcato mediterraneo che nelle parole di Pestalozza ricordiamo essere: “più che di autorità, un matriarcato di intuizione, comprensione e prestigio molteplici”.
Nella dea Danu dei popoli celti, irlandesi, pitti e proto-britannici, presente con il nome di Ana, Anu, Anna in tutta l’Antica Europa e in medioriente, sia la Marconi che la Gimbutas riscontrano la Dea con le caratteristiche di Madre e Potnia; garante dei passaggi della sovranità e della gestione oculata della terra, anche attraverso i matrimoni sacri che si svolgevano tra le sue sacerdotesse e i nuovi “re per un anno”, evoluzione dell’”uomo verde”, antico compagno della Dea mediterranea.
Morgana è la Grande Regina e Maga, conoscitrice delle erbe di guarigione, sorella del re Artù, potente Signora che decide di politica, di vita e di morte, libera di scegliere i propri paredri fra i migliori cavalieri della Tavola Rotonda, anche fra consanguinei, Mutaforme, Signora dell’Isola di Avalon, isola magica della morte e della risurrezione, dove risiede nel suo giardino segreto.
Viviana è invece la Maestra di Conoscenza, insegnante-madre delle sacerdotesse dell’Isola di Avalon, suo compagno è il druido Merlino; è la Dama del Lago, conoscitrice delle erbe di guarigione che risiede accanto a un lago in una foresta dedicata alla dea Diana, o più correttamente Danu.
Personalmente ritengo che Circe, Medea, Morgana, Viviana e altre più o meno famose sacerdotesse e maghe dell’antichità non siano state dee come sostiene la Marconi (mentre lo erano la Potnia, Isthar, Hathor, Diana) ma donne che portavano su di sé i simboli e le pratiche dell’antica Dea Mediterranea; questa differenziazione è importante per far comprendere come le donne vivessero realmente in quei tempi ed avessero gli stessi poteri e responsabilità delle Dee che onoravano. Per questo nel mio testo: Simboli e riti delle donne celtiche, regine e dee al tempo di Artù, analizzo queste figure anche dal punto di vista storico oltre che simbolico e letterario.


 Conclusioni:
Ri-conoscere la Dea per essere Donne nella costruzione del presente.

Ciò a cui M. Marconi e M. Gimbutas certamente guardavano dall’Europa in cui vivevano, distrutta dalle due guerre mondiali e dal sistema patriarcale, era a come ri-conoscere e ri-costruire quell’Area Mediterranea e quell’Antica Europa che avevano così coraggiosamente e acutamente Visto con il loro sguardo di Donne Sapienti.
Una sfida per il presente può essere quella di ampliare non solo la ricerca intellettuale, ma anche di proporre nuove strade percorribili per il sociale e per le pratiche del sacro.
Oggi noi giovani donne abbiamo il dovere di non interrompere il passaggio della fiaccola che dalle mani di Marija Gimbutas continua in quelle di Joan Marler, da quelle di Jane Harrison raggiunge quelle di Momolina Marconi che la offre a Luciana Percovich che la porge a tutte noi ricercatrici e donne qui presenti oggi e a alle madri, sorelle, figlie, donne del mondo che camminano sui sentieri della Dea.
In conclusione, ciò che dobbiamo domandarci durante la ricerca del nostro passato, è quali consapevolezze ci porta la scoperta che le nostre Antenate e i nostri Antenati vivevano in un mondo in cui la Dea e le donne, gli uomini, le creature animali e vegetali, la terra madre venivano onorate, rispettate, valorizzate e le risorse saggiamente gestite, e come oggi possiamo ancora portare il Sacro Femminile concretamente al centro delle nostre vite.

Sarah Perini

Tratto da Marija Gimbutas Vent’anni di studio sulla DeaAtti del Convegno omonimo – Roma 9-10 maggio 2014 – Progetto Editoriale Laima – Torino


Bibliografia

  1. Momolina Marconi – Riflessi Mediterranei della più antica religione laziale – testo disponibile on line su Filarete – sito internet dell’Università di Milano Facoltà di Lettere e Filosofia;
  2. Momolina Marconi – a cura di Anna de Nardis – Da Circe a Morgana – scritti di Momolina Marconi – Edizioni Venexia;
  3. Sarah Perini – Simboli e Riti delle Donne Celtiche. Regine e Dee al Tempo di Artù – Ed. Psiche2 – riedito da Edizioni Ester.
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